Petasites o Farfaraccio

Farfaraccio bianco

Il Farfaraccio, il cui nome scientifico in botanica è “Petasites”, è una pianta erbacea che si trova  tutto l’anno e che ha il suo habitat naturale nei Paesi caratterizzati da un clima rigido; è tipico delle zone montane e submontane delle Alpi e degli Appennini (raramente scende più in basso). Predilige luoghi molto umidi e si trova frequentemente lungo i bordi di fossi, ruscelli e fiumi  fino ai 1500 metri.

Ma che caratteristiche e che storia ha questa pianta dal nome così buffo, quasi sbeffeggiante?

In realtà si tratta di una pianta nota fin dall’antichità, era infatti largamente impiegata dagli antichi Romani, soprattutto dagli scienziati che lavoravano alla corte dell’imperatore Nerone.

E’ noto anche con i nomi di  Bardano domestico, barbazz, cappellaccio,  lampazzo, lavassa, neja, petasite, petrasita, tossillaggine maggiore, vanigliun salvadegh, forse lo avete sentito chiamare in uno di questi modi dai vostri nonni.

Ha il caratteristico aspetto che ricorda un cappello, ha foglie grandi che nella forma ricordano dei cuori. La pianta ha grandi dimensioni, con grosso rizoma tuberoso strisciante dal quale  in primavera si sviluppa il fusto fiorifero, alto da 30 a 100 cm e senza foglie che appaiono soltanto al termine della fioritura.

L’infiorescenza è un racemo allungato con brattee color porpora; i fiori, di colorazione che vira dal rosa al propora, sono riuniti in capolini. Una volta fecondati dalle api si trasformano in frutti pelosi che vengono poi diffusi dal vento. I fiori maschili, di circonferenza di circa un cm, sono grandi il doppio di quelli femminili che possono essere distinti anche dal peduncolo di maggiore lunghezza.

La pianta ha  un portamento eretto, con fusto cavo e caratterizzato da scaglie. Il farfaraccio può raggiungere 1 metro di altezza.

La forma biologica per tutte le specie spontanee italiane è geofita rizomatosa cioè si tratta di  piante perenni erbacee che portano le gemme in posizione sotterranea.

Delle specie spontanee della flora italiana tutte vivono sull’arco alpino.

Farfaraccio albus

Classificazione botanica

Il genere Petasites  fa parte della famiglia delle Asteraceae (viene chiamata anche Compositae),  la più numerosa nel mondo vegetale.

Principali specie

Tra le molteplici varietà del Farfaraccio ricordiamo:

Petasites hybridus

Petasites hybridus

Si tratta della specie di  Farfaraccio più comune. Questa pianta si trova prevalentemente nei boschi oppure sui monti: predilige luoghi freddi e ombrosi, spesso molto umidi, come nel caso di laghetti di montagna e fiumi, nei cui pressi è solita proliferare. In Italia è il farfaraccio bianco la specie più diffusa: è possibile reperirlo in montagna, in collina e sugli Appennini.

E’ caratterizzata da foglie radicali verdi su entrambe le facce; i bordi sono grossolanamente dentati e raggiungono un diametro di 40 – 60 cm. L’altezza delle piante varia da 10 a 40 cm; il ciclo biologico è perenne; l’habitat tipico sono i luoghi umidi, e le sponde dei ruscelli; la diffusione sul territorio italiano è quasi completa, a parte le isole, fino ad un’altitudine di 1650 m s.l.m..

Petasites albus – Farfaraccio bianco

Farfaraccio bianco

Farfaraccio bianco

Ha le foglie radicali  verdi sulla pagina superiore e tomentosa di sotto; i bordi sono doppiamente dentati e la lamina fogliare è reniforme. L’altezza delle piante varia da 20 a 40 cm; l’habitat tipico sono le vallecole umide, e le zone a faggete; Il farfaraccio bianco è una specie a vasta distribuzione eurasiatica presente in tutte le regioni dell’Italia centro-settentrionale e in Calabria. La distribuzione regionale, di tipo alpico-carsico, si estende dal Carso triestino (ove la specie è rara) a tutte le aree montuose del Friuli, con stazioni anche nelle aree magredili dell’alta pianura friulana. Cresce in boschi umidi, in radure boschive, su scarpate, in vallecole umide, su suoli freschi e ricchi in composti azotati, con optimum nella fascia montana. Alla pianta si attribuiscono diverse proprietà medicinali, ma rizomi contengono alcaloidi epatotossici. Il periodo di fioritura è aprile-maggio.

Petasites paradoxus – Farfaraccio niveo

Petasites paradoxus - Farfaraccio niveo

Petasites paradoxus – Farfaraccio niveo Enrico Blasutto CC BY SA 2.0 

questa specie presenta foglie radicali verdi sulla pagina superiore e tomentose di sotto; i bordi sono doppiamente dentati e la lamina fogliare ha una forma triangolare-astata. L’altezza delle piante varia da 30 a 50 cm; l’habitat tipico sono i pendii franosi, zone ghiaiose e sponde dei torrenti montani; la diffusione sul territorio italiano è solo sulle Alpi ad un’altitudine compresa tra 600 e 2200 m s.l.m..

Petasites fragrans – Farfaraccio vaniglione

La specie è caratterizzata da foglie radicali verdi su entrambe le facce; i bordi sono regolarmente dentati e raggiungono un diametro di 6 – 20 cm. L’altezza delle piante varia da 20 a 40 cm; il ciclo biologico è perenne; l’habitat tipico sono le forre umide; la diffusione sul territorio italiano è relativamente completa ma è considerata specie rara e vegeta fino ad un’altitudine di 800 m s.l.m.

Farfaraccio fiore

Farfaraccio fiore

Petasites japonicus ‘Giganteus’

Pianta da posizionare a bordo laghetto o in una zona umida in ombra in giardino. Foglie giganti (possono superare il metro di diametro) e appariscenti,di colore verde grigiastro, più o meno fortemente dentate ed ondulate sui margini.

La pianta ha crescita stolonifera e tappezzante, può superare anche il metro e mezzo di altezza.

In Marzo-Aprile, presenta fiori profumati, biancastri, disposti in grappoli densi sul terreno nudo. Le infiorescenze si allungano in seguito, in sfioritura, poi compaiono le nuove foglie.

Fioritura

La fioritura del Petasites varia molto a seconda della specie: alcune varietà fioriscono infatti in pieno inverno, tra gennaio e febbraio, altre in primavera, prevalentemente a marzo o agli inizia di giugno.

Consigli per la coltivazione del Petasites

Generalmente vengono coltivate solo alcune varietà del Petasites poiché la maggior parte delle specie possono essere infestanti. In generale  destinategli un punto isolato nel giardino per tenerlo sotto controllo.

Temperatura

Il Farfaraccio ama le basse temperature e cresce bene nelle zone con un clima rigido.

Luce

Il Farfaraccio preferisce l’ombra, ricordiamo che ama l’umidità.

Terriccio

Il Farfaraccio ama crescere in un  terreno umido, ai margini di laghetti.

Moltiplicazione

Il Farfaraccio si moltiplica per divisione delle radici in ottobre-novembre.

Petasites butterbur

Curiosità

In Giappone il Farfaraccio si mangia dopo essere stato  arrostito al fuoco, i piccioli della Petasites japonicus  si usano anche come sottaceti o in salamoia. Gli eschimesi dell’Alaska usano invece Petasites frigidus come ortaggio. Anche alcune tribù delle zone montuose della California del nord mangiano i piccioli e le foglie del Petasites palmatus. Le ceneri delle piante dopo la bruciatura vengono usate come sostituto del sale.

Il nome “Petasites” deriva dal greco “Petasos”, nome con il quale si indicava un cappello la cui forma ricordava le foglie cuoriformi di questa pianta.

Tossicità /usi erboristici

Il Farfaraccio contiene alcuni alcaloidi epatotossici (alcaloidi pirrolizidinici) ma è anche un’erba dalle molteplici proprietà benefiche e medicamentose, per questo viene usato sia in campo erboristico, che campo fitoterapico, per curare patologie più o meno serie. Contiene etasina e isopetasina, degli ottimi vasodilatatori, che riescono a lenire molti dolori, soprattutto i mal di testa dovuti alle cause più disparate.  il Farfaraccio contiene anche moltissimi sali minerali, flavonoidi, alcaloidi, sostanze a base di zolfo e inulina

Gli estratti di farfaraccio si sono dimostrati molto efficaci nella cura di tosse (sia secca che grassa), raffreddori, asma e svariate forme di rinite allergica. Il farfaraccio grazie alle sue proprietà antimicotiche e antinfiammatorie, è molto utile nella cura delle patologie dell’apparato gastrointestinale, quello urinario e quello genitale.

Previene disturbi come cistite, candida e colecisti, è usato contro l’emicrania, è un antispasmodico, è utile per  i dolori che accompagnano il ciclo mestruale.

Dal punto di vista prettamente emotivo/psicologico, il farfaraccio ha un grandissimo potere calmante, è quindi molto utile per curare ansia, agitazione e insonnia nervosa.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche sono indicate a solo scopo informativo. Devono essere consigliate e prescritte dal medico.”

Gli usi del farfaraccio

In ambito erboristico vengono impiegate le foglie, le corolle dei fiori e i rizomi. Generalmente si comprano già seccate, tuttavia per calmare tosse e mal di gola sono più indicate le foglie appena colte, con le quali si possono prepare tisane, decotti e infusi che sono un vero toccasana per la cura delle patologie parainfluenzali. L’infuso è indicato anche per contrastare il mal di testa, l’asma e tutti i sintomi delle allergie; gli erboristi concordano nel sostenere che due o tre tazze di infuso al giorno sono sufficienti affinché i principi attivi del farfaraccio dimostrino i loro benefici effetti. Può essere assunto per un periodo massimo di un mese, e si presta anche all’uso esterno: si possono utilizzare garze sterili imbevute di questa sostanza per placare rossori o irritazioni dell’epidermide. Il decotto di farfaraccio  si rivela anche un ottimo cosmetico: decongestiona l’epidermide del viso, rendendola tonica ed elastica.

Tuttavia  il Farfaraccio non è esente da effetti collaterali. L’effetto collaterale più diffuso è collegato alla presenza di un’alta concentrazione di alcaloidi; proprio per questo motivo il Farfaraccio non va usato da chi soffre di problemi epatici, poiché potenzialmente tossico per il fegato, soprattutto se assunto in elevate quantità. E comunque, anche se non si soffre di alcuna patologia, si deve sempre consultare il medico.

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