Passiflora: il mondo dentro un fiore. Intervista a Maurizio Vecchia

Passiflora Fata confetto
Passiflora Fata confetto per gentile concessione di Passiflora.it

“Finché si avranno passioni non si cesserà di scoprire il mondo.”

Cesare Pavese

E proprio per seguire una passione, c’è chi il mondo l’ha girato. Una passione di nome e di fatto visto che si tratta della Passiflora, nota anche proprio con il suggestivo nome ‘Fiore della passione‘.

E lui, Maurizio Vecchia, uno dei massimi esperti al mondo di Passiflore, su questo fiore ha fatto studi, pubblicato articoli, eseguito ricerche, incontrato persone, creato ibridi senza mai smettere di stupirsi, senza mai smettere di volerne approfondire la conoscenza.

Sono onorata ed emozionata nell’intervistarlo.

Chi non conosce la Passiflora corra ai ripari, perché si tratta di un fiore davvero particolare che non è costituito da una semplice corolla formata da sepali e da petali, ma che ha una struttura unica: una vera e propria corona dei filamenti, che varia di varietà in varietà. Un fiore talmente bello, talmente particolare, talmente affascinate da rappresentare un’attrazione irresistibile per gli animali impollinatori, insetti, pipistrelli e colibrì.

Ma chiediamo direttamente a lui, a Maurizio Vecchia che si è reso disponibile a rispondere alle nostre domande.

>> Maurizio, nel suo ricchissimo sito https://passiflora.it, che consiglio vivamente a tutti di visitare, racconta che l’incontro con una Passiflora caerulea è stato quello che ha fatto scattare la scintilla è da quell’incontro che nasce la sua passione per il genere?

Passiflora Fata mistero
Passiflora Fata mistero per gentile concessione di Passiflora.it

Ero in vacanza ad Alassio forse all’inizio metà degli anni ’80 e per raggiungere il mare si scendeva una lunga scalinata che costeggiava un grande giardino privato. Sulla sua recinzione era aggrappato un grande esemplare di P. caerulea fiorito.

Fui incuriosito dalla stranezza e dalla complessità di questi fiori e mi documentai. Scoprii che si trattava del ‘Fiore della Passione’.

Ero convinto, come tanti, che esistesse solo questa specie.

Qualche tempo dopo, nella vetrina di una libreria di Crema, vidi esposto il libro di Guglielmo Betto: ‘I frutti tropicali coltivabili in Italia’ (Rizzoli, Collana l’Ornitorinco, 1982).
Lo acquistai e con mia sorpresa scoprii che esistono numerose specie di passiflore dai frutti commestibili e dai fiori di particolare bellezza. In questo testo venivano riportati anche cataloghi di semi, tra cui la inglese Chiltern Seeds.

Scrissi e ricevetti il catalogo. Ordinai i semi di tutte le specie di passiflore presenti: P. edulis, P. amethystina, P. alata P. lindeniana… ed ottenni le prime pianticelle.

Nel frattempo, nel periodo natalizio, avevo visto in un supermercato un cesto di frutta esotica. Vi erano frutti di P. edulis. Ne ricavai i semi e due anni dopo avevo un bell’esemplare in fruttificazione.

Scrissi a Guglielmo Betto, e ne diventai amico. Appassionato e competente di flora esotica e tropicale, aveva costituito una piccola società di appassionati ‘Società Botanica di acclimatazione sperimentale’, un catalogo di semi e una pubblicazione ‘Hortus’ in cui ognuno di noi raccontava le proprie esperienze nella semina e nella coltivazione di specie esotiche, insolite e rare.

Abbiamo fatto anche raduni al Roseto Comunale di Roma ed ognuno di noi raccontava le sue esperienze e portava esemplari.
Purtroppo poi Guglielmo Betto si ammalò e l’ultimo numero di Hortus, contenente un mio articolo, non vide la luce. Conservo tutti i numeri usciti.
Avevo fatto esperienze in quegli anni con una decina almeno di passiflore e pubblicai un articolo con immagini di undici passiflore sul ‘Giardino Fiorito’.

Era l’inizio della mia collezione.

>> Come ha iniziato a creare ciò che ha creato?

Passiflora Biancaneve
Passiflora Biancaneve per gentile concessione di Passiflora.it

Acquistai anche il secondo testo di Guglielmo Betto ‘Le Piante Rampicanti’ e le mie conoscenze crebbero. Qualche anno dopo seppi della pubblicazione del primo testo completo riguardante il genere Passiflora scritto da John Vanderplank, titolare della Collezione Nazionale Inglese:Passion Flowers and Passion Fruits’, Cassel 1991.

Vi erano pubblicati, oltre a numerose specie, anche alcuni suoi ibridi, P. ‘Star of Clevedon’, P. Star of Kingston’, P. ‘Star of Bristol’ ottenuti con polline di cultivar di P. caerulea su un antico ibrido, P. ‘Amethyst’, che era presente nella mia collezione. Così, con polline di P. caerulea ‘Constance Eliott’, dal fiore bianco, feci il mio primo ibrido che, per imitazione, chiamai P. ‘Stella di Cremona’, la mia città.

Nel frattempo avevo aumentato la mia collezione con specie resistenti al freddo, tra cui la P. incarnata e la P. tucumanensis allora chiamata erroneamente P. naviculata.

Ottenni il secondo ibrido incrociando la Passiflora incarnata con la P. caerulea ‘Constance Eliott’. Ne usci un fiore elegantissimo dalla corolla bianca e dalla corona di un intenso blu scuro.
La dedicai a mia moglie: P. x colvillii ‘Clara’. Questa combinazione era già stata fatta anticamente ed era denominata P. x colvillii’ (Sweet., 1824) e ne mantenni la denominazione principale.

Incrociai poi la P. incarnata con la P. tucumanensis (1999) e dedicai questo ibrido al mio maestro Guglielmo Betto. Da allora cominciò il mio lavoro di ibridazione ed ora posso vantare oltre 70 ibridi, alcuni dei quali diffusi ormai in tutto il mondo.

Ottenni fiori bellissimi, visibili sul mio sito.

La più apprezzata e diffusa è la P. ‘Fata Confetto’ per le sue caratteristiche di resistenza al freddo, fino a –16°C, per la fioritura incessante da fine aprile a fine ottobre e dal fiore grande, ricco e vivace.

Molto richiesta è anche la Passiflora ‘Manta’ dalle foglie insolite a forma di ali di pipistrello e dal piccolo fiore contenente il colore nero.

Quanto è ricca la sua collezione?

Quest’anno ho raggiunto i 386 vasi di passiflore adulte di cui 236 sono specie, 65 vasi di miei ibridi e 64 di ibridi diversi e 21 non identificate. A questi vanno aggiunte numerose piccole piante ottenute da semine e da talee.

>> Quanti ibridi è riuscito a produrre in tutti questi anni?

Attualmente sono pubblicati sul mio siti 77 ibridi. Alcuni di essi sono estinti, altri ampiamente diffusi in Europa. Mi è capitato di riottenere miei ibridi perduti acquistandoli da vivaisti con scambi con altri collezionisti.

>> Passiflora ‘Fata Confetto’: la bellezza del fiore è visibile a tutti, ma come riesce a fare calzare a pennello anche il nome dell’ibrido? Quando battezza un ibrido con quale criterio sceglie il nome?

Passiflora Clara Luna
Passiflora Clara Luna per gentile concessione di Passiflora.it

Ho attribuito la denominazione di P. ‘Fata Confetto’ per una coincidenza… musicale. Sono appassionato di musica classica, barocca e rinascimentale in particolare. Suono uno strumento, il flauto traverso. Quando si aprì il primo fiore di questo ibrido, stavo appunto vedendo il balletto dello ‘Schiaccianoci’ di Tchaikovsky, la Danza della Fata Confetto, traduzione in italiano di ‘Dance of the Sugar Plum Fairy’. La danzatrice aveva un tutù Violetto con inserti bianchi, proprio come il colore della corona di questo nuovo fiore. Fu istintivo per me scegliere questo nome. Vedo che incuriosisce ed è apprezzato.

L’origine dell’incrocio poi è per me importante poiché la madre è la P. ‘Guglielmo Betto’ a cui è stato portato il polline di una specie brasiliana dalla grande corona vivace ed arricciata, la P. cincinnata.

Questo incontro con una specie tropicale, anziché rendere l’ibrido delicato e di difficile acclimatazione nelle zone climatiche dagli inverni freddi, ne ha esaltato la resistenza e la vitalità.
La Passiflora ‘Fata Confetto’ è un’autentica, ma graziosa infestante.
Le sue radici scorrono sotto terra in orizzontale emettendo polloni radicali ovunque, tanto che di anno in anno diventa enorme, superando i 15 m di larghezza.

Come tutte le passiflore dal portamento erbaceo, perde completamente la vegetazione nel periodo invernale e rispunta dalle radici in primavera. La P. ‘Fata Confetto’ poi è un’ottima madre poiché ho realizzato con essa altri ibridi.
Molti di essi hanno mantenuto nella denominazione ‘Fata’, ad esempio, P. Fata Morgana’, P. ‘Fata Violetta’, P. ‘Fata Nivea’, dalla corolla bianca.

>> Quale è la passiflora che, più di tutte, le dà orgoglio e soddisfazione?

Passiflora La Lucchese
Passiflora La Lucchese per gentile concessione di Passiflora.it

La più apprezzata e quindi l’ibrido che mi dà maggiori soddisfazioni è proprio la P. ‘Fata Confetto’. Ricevo molte richieste da tutta Europa.

Molti vivaisti, anche all’estero l’hanno in catalogo, ed è venduta anche negli Stati Uniti.

Un altro ibrido che apprezzo ed è ricercato è la P. ‘Manta’. Riguardo alla bellezza del fiore sono entusiasta della Passiflora ‘La Lucchese’, bellissima e dedicata alla manifestazione Mirabilia.

>> Quale invece quella che l’ha positivamente più colpita?

Secondo me la più bella in assoluto è la Passiflora ‘Stefano Capitanio’.
La forma del fiore e le sue colorazioni intense sono incredibili. Inoltre la sua corona è cangiante secondo le stagioni poiché il centro del fiore passa dal violetto scuro quando le temperature sono basse, al bianco alternato al violetto d’estate.

L’origine del nome deriva da una dedica che mi era stata richiesta.

Ero stato a Monopoli, Vivaio Capitanio per una conferenza all’interno di una manifestazione in ricordo del titolare, Stefano, che era stato trovato morto per infarto in campagna.
Avevo descritto la coltivazione delle passiflore nelle varie zone climatiche italiane.I familiari mi chiesero di dedicare al loro congiunto un ibrido. Poco dopo si aprì questo bellissimo fiore e mantenni la promessa.

Poco dopo si aprì questo bellissimo fiore e mantenni la promessa.

>> La sua passione per le passiflore l’ha portata a viaggiare molto e leggere dei suoi viaggi equivale a leggere un racconto di avventura: Guyana, Brasile…Quale è la cosa più preziosa che ha portato a casa da questi viaggi?

Passiflora caerulea
Passiflora caerulea per gentile concessione di Passiflora.it

I miei viaggi più entusiasmanti sono quelli in Guiana Francese. È una propaggine settentrionale della foresta amazzonica. La popolazione è scarsa, circa 240.000 abitanti e la viabilità è ridotta a poche strade principali.

La sua superficie, 84.000 km quadrati, corrisponde a tutto l’alta Italia: Piemonte, Lombardia, Veneto, Trentino, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta.

Vi sono foreste millenarie con grandi alberi a contrafforti, percorse solo e a volte da piccoli sentieri o da carrabili non asfaltate dal tipico colore rosso mattone. La piovosità è altissima e questo contribuisce alla ricchezza della vegetazione e degli animali.

Queste foreste sono ricche di passiflore.

Numerose sono le specie, alcune di queste presenti solo in Guiana. Tra le specie più mitiche per me e di cui ho portato materiale vi sono la P. cirrhiflora, la P. candida, la P. coccinea, la P. amoena, la onnipresente P. glandulosa.

In particolare mi entusiasma la P. cirrhiflora. Fiorisce a coppie sui viticci e presenta una corona dei filamenti a zig zag. Inoltre il suo colore è raro nelle passiflore, poiché varia dal giallo all’arancio.

Anche il viaggio in Brasile è stato entusiasmante anche se le dimensioni e l’urbanizzazione delle campagne non ci ha permesso di trovare molte specie.

>> Lei vive in pianura Padana, che difficoltà di coltivazione ha incontrato? E come le ha affrontate?

Passiflora  'Stefano Capitanio'
Passiflora ‘Stefano Capitanio’ per gentile concessione di Passiflora.it

Certamente la zona climatica in cui vivo non è tra le migliori per mantenere una grande collezione.

Infatti all’inizio mi ero dotato di una piccola serra riscaldata di 15 m2. Successivamente la sostituii con una migliore di 40 m2 e con bancali e riscaldamento a pavimento.

Nel frattempo la mia collezione diventò sempre più importante e anche questa serra non fu più sufficiente. Tuttavia trovai un vivaio alla vicina città di Crema che mi avrebbe permesso di ricoverare nella loro grande serra riscaldata quasi tutti i miei vasi. Tenevo nella mia solo quelle più preziose e difficili.

Quest’anno sono insorte difficoltà poiché il vivaio di Crema è stato venduto, il nuovo proprietario ha sfrattato i vivaisti e probabilmente abbatterà le serre per costruirvi una residenza con giardino.

Ho inviato alcuni vasi in Sicilia da miei amici e e altri sono stati portati in un altro vivaio vicino a Lodi.

La mia serra ora è una foresta. Ho tenuto con me almeno 200 vasi. Sarò comunque costretto a ridurre la mia collezione rinunciando a molte specie ed ibridi già studiati o meno importanti.

D’altra parte il clima della pianura padana consente di coltivare all’aperto solo poche passiflore, forse meno di venti. Tra queste ci sono: P. caerulea e sue cultivar, P. incarnata e sue cultivar, P. tucumanensis, P. actinia, P. x colvilli, P. ‘Fata Confetto’, P. ‘Fata Nivea’, P. ‘Incense’ e poche altre.

Alle più delicate, tra quelle che sopportano qualche breve gelata, vanno attuate tutte le tecniche di protezione: pacciamatura alla base, rivestimento della parte aerea con tessuto TNT ecc.

Anche la collocazione in giardino si avvantaggia con una collocazione contro un muro rivolto a sud o con altri microclimi protetti.

>> Che consigli dà agli altri appassionati e che consigli da a chi vorrebbe iniziare a coltivare le piante?

Passiflora amethystina 'Macaè de Cima'
Passiflora amethystina ‘Macaè de Cima’ per gentile concessione di Passiflora.it

Innanzitutto si deve partire dalla botanica. La conoscenza della Sistematica e della morfologia aiuta nelle scelte.

Si può decidere di dedicarsi ad un Genere particolare, ad un gruppo di piante selezionate in base al loro portamento, esempio piante grasse, piante rampicanti, erbacee perenni, ecc. Ci si può dedicare alle orchidee, alle bulbose, ai frutti esotici.

Lo studio delle zone climatiche aiuta nella scelta nel caso si voglia affrontare il percorso di acclimatazione.

Se si decide di dedicarsi a specie tropicali bisogna attrezzarsi adeguatamente con un serra anche piccola da utilizzare nel periodo invernale.

Si devono acquisire le nozioni necessarie per la riproduzione da seme e la moltiplicazione per via vegetativa.

Io ho fatto tutti questi percorsi da autodidatta e mi ha aiutato una grande passione.

>> Quale è l’accortezza principale che bisogna avere nella coltivazione di questo fiore?

Bisogna ricordare che si tratta di rampicanti dotati di viticci. Per questa ragione è indispensabile dotare i vasi o il luogo del giardino dove vengono coltivate di appositi sostegni.

Altrettanto importante è studiare le zone pedo-climatiche originarie delle varie specie che si vogliono coltivare.

Le passiflore andine appartenenti al sottogenere Tacosnia, ad esempio, soffrono da noi per il troppo caldo estivo della pianura padana e difficilmente possono essere coltivate da noi.

Altre specie richiedono terreno acido, o sabbioso e ben drenato.

Altre ancora necessitano di alta umidità atmosferica come quelle provenienti dalle zone piovose della Guiana francese.

Come ho detto è innanzitutto necessario fare un percorso di conoscenza per cercare di imitare il più possibile le condizioni in cui queste piante vivono in natura. Questo atteggiamento è determinante per evitare sicuri insuccessi.

>> Quali altri generi ama?

Passiflora Fata aurora
Passiflora Fata aurora per gentile concessione di Passiflora.it

Oltre al Genere Passiflora sono molto attratto dalle Araceae, come i Philodendron, gli Anturium.

Mi piace il vasto genere Viola e sto tentando di farne una collezione in giardino. Sto cercando semi di viole argentine e cilene interessanti per il loro portamento a rosetta o con foglie inusuali: Viola litoralis, Viola atropurpurea, Viola saccoi, Viola polypoda.

All’interno del Genere Passiflora, che è diviso in quattro sottogeneri, poi ho le mie simpatie.

Al sottogenere Astrophea sono ascritte specie dal portamento arboreo o da cespuglio, come la P. macrophylla dalle foglie lunghe un metro, la P. arborea, un vivace alberetto, la P. securiclata e la P. amoena dai fiori a trombetta arancione. Non hanno viticci se non, in alcuni casi nella fase giovanile. Questo gruppo mi affascina e ne sto facendo una raccolta.

Vi sono poi le specie ascritte al sottogenere Decaloba, caratterizzate, per la maggior parte da piccoli fiori poco vistosi, a volte verdi, ma dalle foglie decorative, a coda di rondine e con striature lungo le nervature principali come avviene nella P. trifasciata.

Gi altri due sottogeneri sono il piccolo sottogenere Deidamioides che comprende la P. cirrhiflora e la P. tetrandra, neozelandese, unica specie- dioica che richiede esemplari maschile e femminili per fruttificare.

Al sottogenere Decaloba appartengono sia le poche specie australiane che la ventina di specie asiatiche.

Il sottogenere Passiflora comprende le specie più belle e vistose, dai fiori grandi e dalla corona imponente spesso a bande alterne con colori contrastanti. In questo gruppo vi sono i rossi più vistosi, gli azzurri ed i violetti.

>> Si dice che nel linguaggio dei fiori la passiflora rappresenti la passione di Cristo: i filamenti colorati che circondano l’ovario ricordano una corona di spine, i 5 stami rappresentano le 5 ferite di Gesù e i 3 stigmi i 3 chiodi alle mani e ai piedi. Lei quale significato darebbe a questo fiore?

Oltre a questo significato leggendario che ha dato origine alla denominazione botanica, flos passionis, fiore della passione, io vedo nel Genere Passiflora una particolare intelligenza evolutiva, anche nella relazione con altri viventi, insetti, colibrì, pipistrelli.

Vi sono trucchi incredibili, ad esempio la presenza di ghiandole fogliari nel sottogenere Decaloba come nella P. boenderi. Questi puntini gialli allineati lungo le nervature, secondo i biologi imitano le uova di farfalle così da disincentivare questi lepidotteri dal deporre le uova.

Vi sono passiflore impollinate di notte da piccoli pipistrelli. In questo caso le antere recanti il polline non sono disposte in cerchio ma rivolte tutte in una direzione con l’intento chiaro di sporcare di polline la schiena del chirottero.

Nel sottogenere Tacsonia il calice del fiore è lunghissimo ed il nettare in esso contenuto è riservato ai soli colibrì dal becco lungo, gli unici che riescono a prenderlo.

La presenza di vistose bande alterne nella corona dei filamenti di alcune specie come la P. alata, la P. ambigua ed altre sembra fatta come un cartello di tirassegno con cerchi concentrici sempre più piccoli come ad indicare la ricompensa nel centro del fiore stesso dove si trova il nettare.

Queste colorazioni sono un chiaro esempio di evoluzione concorrenziale verso altre piante fiorite e dai fiori più semplici per accaparrarsi gli insetti impollinatori, preziosi per il perpetuarsi delle specie.

Nel Genere Passiflora non mancano i profumi anche intensi, ulteriori segnali attrattivi nei confronti dei viventi impollinatori.

>> Grazie Maurizio per le preziose e interessantissime informazioni che ci ha dato, per i suggerimenti che ci ha fornito e per averci trasmesso, perché trasuda dalle sue parole, l’entusiasmo e l’amore per questo fiore che, abbiamo visto, non è solo di una bellezza unica ma anche di un’intelligenza straordinaria. E grazie soprattutto per non essersi fermato a quell’incontro con la P. caerulea, ma di aver proseguito e di proseguire ancora, senza smettere mai di stupirsi.

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