Ricerca, Professione e Passione per il Giardinaggio [Intervista a Davide Pacifico]

E’ un ricercatore ma, ancor prima, è un profondo appassionato di botanica, un persona curiosa e costantemente stimolata dalla scoperta e dall’interesse.

Studia le piante da anni, le osserva, ne analizza le patologie, ne ricerca le cure e le azioni preventive importanti per la loro difesa.

Originario di Torino, collabora con importanti istituzioni di settore e partecipa a interessanti eventi legati al mondo del giardinaggio.

Lui è Davide Pacifico, che siamo sicuri ti terrà incollato allo schermo per i prossimi minuti, grazie ai suoi preziosi consigli, alle peculiari esperienze e alle spiccate competenze.

Davide Pacifico - Piante e fiori

Davide Pacifico

Buona lettura! 🙂

#1. Sei un ricercatore e una guida alla scoperta dei giardini botanici italiani. Dove eserciti la tua professione? Di cosa ti occupi nello specifico?

Sono un ricercatore ma in effetti forse nasco prima di tutto come appassionato di botanica. Sono nato a Rivoli in provincia di Torino, mi sono laureato in Biotecnologie Vegetali presso l’Università di Torino nel 2004 e fino al 2012 ho partecipato a ricerche sulle malattie virali delle piante presso Istituto per la Protezione Sostenibile delle piante (ex Istituto di Virologia Vegetale) del CNR di Torino, dove ho anche conseguito il dottorato in Scienze agrarie, forestali ed agroalimentari.

Dal 2013 lavoro come ricercatore presso l’Istituto di Bioscienze e Biorisorse del CNR di Palermo, occupandomi nello specifico di biologia molecolare applicata alla difesa delle colture mediterranee (vite in particolare) ed allo studio dei patogeni.

Il mio interesse per le piante mi ha portato a collaborare con Istituzioni come la sezione di Botanica del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino e a partecipare a numerosi eventi legati al mondo del giardinaggio.

#2. Ci segnali alcuni giardini botanici che, secondo te, sono assolutamente da visitare?

Ho visitato diversi giardini, in ognuno si finisce per trovare delle specie interessanti o degli angoli particolari che ti restano impressi, ce ne sono alcuni però nei quali sento spesso il bisogno di tornare.

Ne vorrei ricordare tre in particolare che meritano di sicuro una visita, non solo per la valenza scientifica e la ricchezza delle collezioni, ma anche per l’atmosfera particolare che si respira:

  • i Giardini Botanici Hanbury, in provincia di Imperia (http://www.giardinihanbury.com/) sono un tocco di fine Ottocento inglese trasferito sul Mediterraneo. Visitare per la prima volta i Giardini partendo da Torino significava ritrovarsi di fronte a piante mai viste prima, coraggiosi tentativi di acclimatazione perfettamente riusciti. Mentre li si percorre si ha la sensazione di trovarsi come dentro un romanzo storico, accompagnati da una voce narrante fatta di luci ombre e profumi.
  • Non posso non consigliare una visita all’Orto Botanico dell’Università di Palermo (http://www.ortobotanico.unipa.it/), un luogo famoso a livello internazionale per i maestosi ficus, le collezioni di agrumi, plumerie, palme, il sentiero tra le specie succulente e quelle mediterranee, le cicadacee
    Perdersi tra collezioni così ricche è un’esperienza che andrebbe ripetuta in diversi momenti dell’anno per apprezzare l’alternarsi delle fioriture. A dire il vero tutta la città di Palermo può essere considerata un vero giardino botanico.
    Lì le sorprese più belle si trovano sui terrazzi, negli atri dei palazzi storici e sui balconi del centro storico curati da anziane signore che si tramandano plumerie e altre specie esotiche.
  • Poi c’è il Giardino Botanico Rea, casa.
    Un francobollo ai piedi delle Alpi torinesi, curato nel più piccolo dettaglio. Un ex vivaio diventato nel tempo un giardino botanico di acclimatazione grazie ai sogni di un appassionato collezionista, dove oggi si cerca di rappresentare la biodiversità del regno vegetale e di raccontarla al pubblico attraverso numerose iniziative.
    Da aprile a maggio in particolare, al Giardino Botanico Rea si susseguono le fioriture di una delle collezioni di Iris più ricca di Italia (https://it-it.facebook.com/Rea.Giardino.Botanico/).
Allium schoenoprasum

Allium schoenoprasum – foto di Davide Pacifico

#3. Quale credi sarà il futuro dei giardini botanici italiani?

Per quanto le risorse dedicate siano poche (specialmente a livello pubblico) riesco ancora a cogliere un interesse attivo intorno al tema dei giardini botanici in Italia, e fortunatamente non solo tra gli addetti del settore ma anche tra i visitatori con cui spesso mi soffermo a chiacchierare.

Oggi proviamo ancora un certo senso di rispetto per gli orti botanici, una sorta di consapevolezza che in quei luoghi sia custodito comunque qualcosa di prezioso, forse perché storicamente “l’hortus” rappresenta un punto di riferimento per gli studi scientifici e per la conservazione di un sapere arrivato fino a noi attraverso epoche più o meno buie…

Come un po’ per tutte le cose, credo che anche gli orti botanici dovranno evolvere per sopravvivere, proseguendo un percorso già in atto, che dovrebbe portarli a divenire dei veri e propri centri di divulgazione scientifica.

Oltre alla visita delle collezioni, gli orti botanici del futuro dovrebbero offrire al pubblico un punto di riferimento per le iniziative territoriali legate a tematiche ambientali, manifestazioni, congressi in grado di mantenere alta la qualità dell’offerta educativa adattandola volta per volta al pubblico a cui è rivolta.

#4. Perché è importante educare alla salvaguardia della salute delle piante e dell’ambiente in cui nascono, crescono, vivono?

Da un punto di vista antropocentrico le piante sono considerate alla base della catena alimentare, sono storicamente la principale risorsa di cibo e di molecole dalle proprietà medicinali, pertanto il loro stato di salute si riflette direttamente sugli organismi che da esse dipendono e può essere considerato un vero e proprio strumento per monitorare la qualità dell’ambiente in cui viviamo.

Lo studio approfondito delle piante permette di capire i meccanismi che ne regolano il funzionamento e gli adattamenti che hanno sviluppato per sopravvivere nelle condizioni più svariate, oltre alle innumerevoli interazioni con l’ambiente che le circonda.

E’ un dato di fatto che le piante migliorino la qualità della vita, specialmente nei grandi centri abitati, agendo soprattutto sulla qualità dell’aria, sul mantenimento di gradienti termici, offrendo alimento e rifugio ad altri organismi.

Da un punto di vista educativo, tutti gli sforzi volti a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della salvaguardia ambientale vanno visti come il migliore investimento per garantire un futuro sostenibile alle nuove generazioni.

Purtroppo oggi paghiamo (e non solo in senso metaforico) le conseguenze di passate politiche ambientali, nel migliore dei casi inconsapevoli dei danni provocati. In effetti, oggi abbiamo nuovi strumenti tecnologici e nuove conoscenze per cambiare rotta, ma credo manchi ancora la piena consapevolezza per chiedere ad alta voce scelte politiche e piani di investimento coraggiosi incentrati sulla tutela dell’ambiente.

Fortunatamente, l’Unione Europea sta investendo nella salvaguardia ambientale, ne sono un esempio i progetti Life della Commissione Europea per la salvaguardia della biodiversità. Ed è grazie ad uno di questi progetti (http://www.zelkovazione.eu/) che in Sicilia si è riusciti a salvare una specie vegetale relitta, la Zelkova sicula, dal rischio di estinzione, attivando al tempo stesso un piano di educazione ambientale e di tutela del territorio regionale coinvolto.

#5. Quali sono le principali peculiarità di un giardino botanico?

Credo che ogni giardino (ma vale anche per un angolo verde su un terrazzo) abbia un proprio carattere, una personalità, frutto del pensiero di chi lo ha progettato e dell’equilibrio che nel tempo si instaura tra il lavoro del giardiniere e il susseguirsi degli eventi naturali. Per cui troveremo giardini più o meno ordinati, colorati, profumati, giardini facilmente accessibili o maggiormente intimi.

A completamento del proprio carattere, un giardino botanico dovrebbe avere come elemento aggiuntivo uno scopo educativo, la capacità di offrire al visitatore dei percorsi tra le collezioni di specie botaniche che ne mettano in luce le caratteristiche principali e gli adattamenti legati agli ambienti da cui hanno origine.

Per me il valore di una pianta in un giardino botanico non sta solo nella sua bellezza o nella curiosità che suscita nell’osservatore, ma nella sua stessa esistenza, nel rappresentare un frammento di biodiversità unico a cui si è approdati nel corso di un lungo percorso evolutivo.

La ricchezza delle collezioni botaniche, lo stato di salute delle piante, i criteri adottati per la loro disposizione sono sicuramente elementi caratterizzanti di un giardino botanico, ma a mio avviso l’elemento che fa la differenza sono i contenuti che il visitatore porterà con sé dopo la visita, quelle informazioni che riaffiorano inaspettate nella vita un po’ distratta di tutti i giorni.

#6. Com’è possibile proteggere, tutelare e valorizzare un giardino botanico?

Proteggere è la prima parola, e credo sia quella più azzeccata di questi tempi, ma ci sarebbe da chiedersi perché oggi ci sia bisogno di proteggere qualcosa di prezioso come un giardino botanico, ovvero perché non venga visto come un investimento piuttosto che come un costo.

Dal punto di vista gestionale, per tutelare e valorizzare un giardino botanico occorrono ormai dei veri e propri piani strategici, a breve e lungo termine, che includano una serie di iniziative con ricadute dirette sul territorio e la partecipazione a programmi europei che consentano l’accesso a fondi dedicati.

In aggiunta, la tutela e la valorizzazione di un ambiente vivo quale è un giardino botanico deve necessariamente passare dalla conoscenza e dalla divulgazione delle iniziative, ed è per questo che a mio avviso diventa importante creare e supportare delle reti scientifiche nazionali e internazionali tra giardini botanici, mondo accademico e eventi del settore.

In realtà, l’esperienza mi dice che il miglior modo per valorizzare e proteggere un giardino botanico è renderlo “vissuto” dal pubblico, il giardino deve essere di tutti, ovvero in grado di richiamare l’interesse del pubblico di ogni età. I gruppi di persone riunite in associazioni, gruppi di studio, operatori volontari possono fare molto, ciascuno nel suo piccolo, per supportare e divulgare le attività di un giardino botanico.

A tal proposito posso portare come esempio le numerose attività organizzate dell’associazione “Amici del Giardino Botanico Rea” che abbiamo costituito nel 2014 insieme ad un gruppo di amici in provincia di Torino per richiamare l’attenzione sul valore delle collezioni di questo piccolo orto botanico dalle grandi potenzialità per il territorio in cui è integrato .

#7. Quali piante coltivi principalmente? Dove lo fai (giardino, serra, balcone…)?

Potenzialmente sarei come tanti altri amici un coltivatore accanito di qualsiasi pianta.. per fortuna il mio interesse è diretto soprattutto alle cormofite (piante con organi sotterranei come bulbi e rizomi) delle famiglie amaryllidacee e iridacee, in particolare i generi Allium, Zephyranthes e Iris. Però ammetto che sul mio terrazzo palermitano stanno poco per volta entrando anche altre cosucce…

Cyrtanthus spiralis

Cyrtanthus spiralis – foto di Davide Pacifico

#8. Ci fornisci delle indicazioni su come coltivarle al meglio?

Con l’esperienza ho capito che non esistono regole generali, serve soprattutto un grandissimo spirito di osservazione (quello che in fondo chiamiamo pollice verde).

Quello che posso dire, riferito soprattutto alla coltivazione delle bulbose in vaso (ma in fondo anche in giardino) è insistere, provare e riprovare, non fermarsi ai primi fallimenti.

A volte basta cambiare di poco alcune condizioni di coltivazione, rendere un terriccio più drenato, utilizzare vasi di coccio piuttosto che di plastica, sfruttare un’esposizione più o meno luminosa, tutte variabili che contribuiscono a creare delle condizioni microclimatiche anche in un piccolo spazio che possono fare la differenza per la pianta.

Quando cambiamo qualcosa le piante rispondono sempre, e osservandole quotidianamente si impara a riconoscere i segnali giusti. Un consiglio che vorrei dare a chi coltiva piante in vaso, specialmente su balconi e terrazzi esposti al sole, è di assicurarsi che i vasi non si scaldino in maniera eccessiva o peggio ancora che non siano esposti direttamente al sole durante le ore più calde della giornata.

E’ una piccola regola che parte dalla considerazione che in natura l’apparato radicale di una pianta, così come la maggior parte degli organi di resistenza come bulbi e rizomi, rimane ben protetto e idratato nel sottosuolo, a temperature talvolta di diversi gradi inferiori all’aria sovrastante.

Coltivando specie bulbose ci si accorge presto che il substrato rappresenta un elemento molto importante. A parte poche eccezioni, le bulbose non richiedono substrati ricchi di sostanza organica, preferiscono piuttosto i terricci leggeri e ben drenati, che si ottengono con l’aggiunta di materiale inerte come pomice (ideale per la sua leggerezza), lapillo, ghiaia o sabbia.

Prima di essere utilizzato, il materiale inerte andrebbe lavato per eliminare la polvere e i frammenti troppo piccoli che potrebbero compattare il substrato causando un effetto “tappo” completamente opposto a quello desiderato.

Un altro aspetto molto importante è la qualità del substrato, scegliete possibilmente terricci e materiali di qualità, anche se inizialmente il costo è un po’ più elevato alla lunga si garantisce una stabilità maggiore e si evita l’introduzione di funghi e microrganismi potenzialmente patogeni.

Una volta identificato il substrato, occorre ricordare che le bulbose sono quasi tutte specie caratterizzate da un periodo di riposo più o meno lungo, generalmente corrispondente a fasi stagionali in cui l’acqua è meno disponibile, ad esempio nelle estati secche del Mediterraneo o negli inverni ghiacciati delle regioni continentali.

Occorre semplicemente informarsi bene sulle esigenze delle singole specie, e cercare di riprodurre in coltivazione condizioni simili a quelle naturali, per esempio sospendendo le innaffiature all’inizio della dormienza per poi riprenderle in modo graduale alla ripresa della fase vegetativa.

Per uno sviluppo ottimale del bulbo che deve raggiungere e mantenere la forza a fiore, le piante coltivate in vaso richiedono un apporto dei principali elementi nutritivi (azoto, fosforo e potassio) e di microelementi che varia a seconda della fase vegetativa.

Non dovendo produrre un’eccessiva massa “verde”, le bulbose hanno in generale un ridotto fabbisogno di azoto che andrà fornito in proporzioni bilanciate rispetto a fosforo e potassio una volta terminata la fioritura e completato lo sviluppo delle foglie.

Conviene quindi concimare poco e in modo regolare durante la fase vegetativa, preferendo concimi minerali a quelli organici (per ridurre il rischio di marciumi).

Ultimo aspetto, in preparazione della dormienza, non si dovrebbe asportare le foglie di piante coltivate in vaso (ma anche in piena terra) prima che non siano completamente secche, in modo da garantire la completa traslocazione nel bulbo delle preziose sostanze di riserva.

#9. Passa la pianta! Ci indichi 3 persone che potrebbero suggerirci interessanti e colorati consigli di giardinaggio?

Scelta difficile, avrei voglia di parlare di tante persone speciali che ho conosciuto grazie a questa passione condivisa. I nomi sono di tre amici che in modo più o meno consapevole hanno “influenzato” il mio percorso botanico:

  • Laura Guglielmone, appassionata di piante succulente e in particolare di pelargoni e flora sud africana;
  • Alberto Grossi, grande esperto di orchidee e di bulbose tropicali;
  • Liliana Quaranta, naturalista, cuore organizzativo (e operativo) del Giardino Botanico Rea.

Postilla

Ci suggerisci alcuni libri utili per appassionanti e amanti del giardinaggio?

Di solito rispetto ai testi di giardinaggio amo leggere soprattutto monografie e guide di campo che illustrano la flora di particolari regioni geografiche o la storia di un genere in particolare. Per me è il modo migliore per conoscere a fondo le specie che mi interessano e tentare di coltivarle nel miglior modo possibile. Ecco alcuni testi di riferimento:

E alcuni siti web nazionali o internazionali?

http://www.floraitaliae.actaplantarum.org/

http://www.signa.org/index.pl?Intro

https://www.pacificbulbsociety.org/

Ci consigli alcuni eventi sul giardinaggio che ritieni importanti

Negli ultimi anni in Italia sono nati molti eventi tra mostre mercato e fiere dedicati al giardinaggio, diventati dei veri e propri appuntamenti fissi per noi appassionati.

Queste sono per me le occasioni migliori, in cui il pubblico di tutte le età ha la possibilità di entrare in contatto con il mondo del florovivaismo di qualità, e di osservare da vicino rarità botaniche presentate da chi le piante le conosce bene. Tra tutte le manifestazioni voglio citarne solo alcune ormai “storiche” a cui sono particolarmente legato:

  • I Giorni per il Giardino al Castello di Masino in provincia di Torino nelle sue edizioni primaverile ed autunnale (https://www.fondoambiente.it/eventi/due-giorni-per-l-autunno),
  • l’originale Festa del Cactus di Bologna (http://www.festadelcactus.it/),
  • Murabilia a Lucca (https://www.murabilia.com/).

In aggiunta, per chi avesse la possibilità consiglio di dare uno sguardo ad eventi simili organizzati oltralpe per cui varrebbe la pena organizzare un viaggetto! L’ELK il più importante raduno europeo di appassionati di piante succulente a Blankenberge (Belgio), e la mostra mercato di Chantilly alle porte di Parigi.

Le fiere internazionali sono davvero una grande occasione per entrare in contatto con appassionati di tutto il mondo e scoprire che la passione per le piante può diventare un ponte tra culture diverse.

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