“Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse”
Permettetemi di iniziare questo articolo con brevissimo un estratto della poesia “La pioggia nel pineto” di Gabriele D’Annunzio, poesia che tutti abbiamo studiato sui banchi di scuola e che descrive in maniera sublime questa pianta così bella quanto nostalgica.
Forse anche per merito di questa poesia, ma questa pianta ha sempre esercitato un grande fascino su di me.
Elegante, discreta nonostante le sue dimensioni e le sue vaporose fronde, la possiamo ammirare in quasi tutta la nostra penisola (tranne che in Valle d’Aosta, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Umbria e forse Abruzzo), dove cresce nei greti di torrenti, su sabbie umide subsalse, dal livello del mare fino agli 800 metri circa. E’ una pianta resistente alle inondazioni di acqua salmastra ecco il perché dei suoi habitat costieri ed ecco il perché viene coltivata sia per il consolidamento dei terreni sabbiosi che per comporre barriere frangivento nelle aree costiere.
Tecnicamente parlando si tratta di un arbusto caducifoglio a chioma scomposta, la cui altezza può arrivare ai sei metri. Molto apprezzata per il valore ornamentale è caratterizzata da rami che restano di un bel colore verde anche durante l’inverno.
Presenta foglie piccole e chiare, a forma di squama, in realtà si tratta di aghi molto sottili, pressati con forza contro i rami che consentono alla pianta di ridurre di parecchio la perdita d’acqua. I fiori, piccoli e di un bellissimo rosa chiaro, sono raccolti in spighe lunghe e sottili. Con il tempo maturano piccole bacche di color marrone che portano dei semi secchi.
Il genere comprende circa 60 specie tra alberi e arbusti, tra sempreverdi e a foglie decidue, che possono raggiungere un’altezza di 15 metri nelle specie arboree.
Un’affascinante caratteristica delle Tamerici è la “sudorazione” che avviene sotto forma di gocce di liquido chiaro ed estremamente salato, che durante il giorno ed in assenza di vento (la cui presenza ne favorirebbe l’evaporazione) genera una vera e propria pioggia.
Classificazione botanica
Tamarix è un genere di piante della famiglia delle Tamaricaceae, originario delle zone sabbiose e salmastre di India, Cina ed Europa meridionale.
Il nome del genere è di origine latina e deriva dal fiume Tambre, che scorre in Galizia, e che veniva anticamente chiamato “Tamara”.
Principali specie
Ci sono circa 60 le specie del genere, originarie dell’Asia e dell’area mediterranea. Tra le più coltivate, citiamo la Tamarix parviflora, Tamarix tetrandra, Tamarix ramosissima, Tamarix gallica.
In Italia vi sono moltissime cultivar per questo genere di pianta che soddisfano tutte le esigenze.
Vediamo da vicino alcune specie.
Tamarix gallica
E’ la specie più presente sul nostro territorio: la sua fioritura è caratterizzata da lunghi grappoli rosa e va da giugno ad agosto con un aspetto piumoso e leggero. E’ una specie adatta per terreni salini.
Si tratta di un albero di piccole dimensioni, con foglie caduche, di massimo 5 metri di altezza.
Il suo fusto può essere eretto o anche inclinato, coperto da una corteccia grigia e piena di rughe. Presenta rami fitti e numerosi, che, intrecciandosi, creano una chioma dalle forme tonde. Ha foglie molto piccole di colore verde grigio.
E’ una specie particolarmente adatta alla costruzione di barriere frangivento. Si trova diffusamente, in natura, sulle rive del mare
Tamarix africana
Questa specie si distingue dalla Tamarix gallica soltanto per i fiori di maggior grandezza. Si tratta di due specie spesso coltivate anche per proteggere gli orti o i vigneti nelle vicinanze del mare, sempre per il loro prezioso ruolo di frangivento.
Tamarix tetranda o parviflora
E’ caratterizzata da una corteccia scura e fiori piccolissimi dal bel colore rosa chiaro, disposti a spighe, che sbocciano a fine maggio. Ha un portamento cespuglioso o piangente. E’ molto apprezzata per il suo valore ornamentale.
Tamarix ramosissima
Tra le specie più diffuse in Italia, fiorisce a fine giugno. Produce fiori il cui colore che va dal bianco al rosa salmone. La coltivazione si adatta ai suoli poveri.
Fioritura
Le Tamerici in primavera si trasformano in una soffice ed elegante nuvola rosa.
Il periodo di fioritura della Tamerice va da aprile a giugno
I fiori si formano, già all’inizio della primavera, sotto forma di spighe di colore rosato che a volte è così tenue da sembrare bianco. La Tamerice fiorisce abbondantemente tanto che le foglie e i rami scompaiono e si vedono solo i fiori. Un volta terminata la fioritura, spuntano al posto di queste spighe rosa dei “grappoli” di piccoli frutti a forma di capsula con dei semi altrettanto piccoli all’interno.
Consigli per la coltivazione delle Tamerici
Le Tamerici sono altamente decorative e sono l’ideale per abbellire viali, giardini, oppure come siepi frangivento nelle zone ventose di mare, come alberature stradali o per il contenimento delle dighe. Si possono coltivare nei nostri giardini, in vaso o anche come bonsai. Si tratta di una pianta che vanta una tolleranza molto alta nei confronti dei terreni salsi, e anche la sua resistenza a zone soggette a inquinamento atmosferico è elevata, quindi può essere coltivata anche nei centri abitati.
Le Tamerici sono facili da coltivare, sono rustiche, si adattano ad essere piantate in diversi terreni, anche non ricchi e sopportano i climi più svariati.
Coltivazione in vaso
Le Tamerici si adattano anche alla coltivazione in vaso sui terrazzi.
Per favorire la crescita della pianta è bene esporla in zone soleggiate, almeno per cinque ore giornaliere, anche se tollera bene una lieve ombra
Le specie Tamerix chinensis e ramosissima vengono utilizzate come Tamerice bonsai.
Coltivazione in Piena Terra
Le Tamerici possono essere coltivate in giardino, sono facili da coltivare e doneranno quel tocco romantico che solo loro sanno dare. Sono molto resistenti al gelo, sopportano temperature al di sotto dello zero (addirittura a meno 20°). Gradiscono esposizioni soleggiate, un terreno sciolto leggero, meglio se sabbioso, ma tollerano anche quelli salmastri.
Pianta da siepe
La Tamerice è perfetta per la creazioni di siepi frangivento nelle zone ventose vicino al mare, ma anche per essere coltivata in gruppi in giardino.
Temperatura
Le Tamerici sopportano temperature al di sotto dello zero (addirittura a meno 20°)
Luce
Questa pianta predilige una posizione soleggiata.
Terriccio
La Tamerice preferisce un terreno non calcareo, anche sabbioso. Il suo apparato radicale è superficiale, ma ha anche la capacità di scendere più in profondata al fine di raggiungere l’umidità sufficiente per il suo sviluppo.
Annaffiatura
La Tamerice possiede un’ottima resistenza alla siccità, è consigliabile eseguire delle annaffiature per gli esemplari in tenera età in caso di prolungati periodi senza piogge.
Moltiplicazione
La Tamerice si può propagare per seme o per talea.
La moltiplicazione della Tamerice avviene, per lo più, con auto disseminazione, grazie ai semi portati dal vento.
I floricoltori seminano in primavera, non appena si schiudono i frutti ed in autunno prelevano le talee.
Gli apici delle talee della lunghezza di circa 30 cm vengono piantati in vasi in una composta di sabbia, torba e perlite.
Si possono anche piantare le talee direttamente nel terreno.
La radicazione avviene piuttosto velocemente e quando sono spuntati i germogli si può passare all’accestimento dell’esemplare.
E’ meglio eseguire questa operazione in autunno, per dare alla Tamerice la possibilità di adattarsi alla nuova collocazione.
Per gli esemplari da vaso, le talee possono essere invasate in primavere, un pò prima del mese di aprile.
Concimazione
Ogni 2 o 3 anni, durante la primavera o l’ autunno, si può somministrare alla base della pianta del concime organico ben maturo.
Potatura
Queste genere di pianta non necessita di regolari potature. Va potata solo se si desidera un arbusto più compatto, regolare e pulito o che si sviluppi in altezza. Tuttavia le Tamerici, che sono piante di lunga vita, spesso formano una ramificazione secca. E’ quindi consigliabile intervenire con delle potature regolari finalizzate al ringiovanimento del legno, così da premettere la crescita di una chioma più equilibrata.
Nel caso, si deve potare nel mese di febbraio per quelle specie di tamerici che fioriscono sui rami dello stesso anno; per le specie che fioriscono sui rami che risalgono all’anno precedente la potatura va eseguita immediatamente dopo la loro fioritura tagliando i rami esausti e ricordandosi che alcune specie fioriscono sui rami vecchi che non vanno eliminati
Parassiti, malattie ed altre Avversità
Le Tamerici sono alberi autonomi e molto resistenti, e raramente vengono attaccati dagli insetti. L’unica vera minaccia è il parassita dei rodilegno che scava lunghe e profonde gallerie nei tronchi dell’arbusto.
Altra minaccia, seppur più rara, è rappresentata dalla Metcalfa, un omottero che si nutre della linfa della pianta producendo un fungo appiccicoso che si attacca alla Tamerice.
Inoltre se il clima è molto umido la pianta potrebbe soffrire del mal bianco o oidio.
Le Tamerici hanno radici molto resistenti, quindi anche se attaccati da insetti, la chioma ricresce velocemente.
Curiosità
Secondo un’antica leggenda, il tamarisco coltivato in Egitto produce una linfa chiamata “manna” che nutrì il popolo Ebreo durante la sua fuga.La Tamarice è stata musa ispiratrice per molti poeti.
E’ citata da Omero nell’Iliade, da Virgilio nelle sue Bucoliche e Pascoli intitolò una sua raccolta di poesie: Myricae che tradotto significa Tamerice.
Le tamerici sono presenti anche nella poesia “Fine dell’infanzia” di Eugenio Montale, presente nella raccolta Ossi di seppia: …”non erano che poche case/di annosi mattoni, scarlatte,/e scarse caellature di tamerici pallide…”
Virgilio nelle Bucoliche le cita: “non omnis arbusta iuvant humilesque myricae” ossia “Non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici”.
Dio paragona l’uomo che confida nell’uomo, che fa della carne il suo braccio ed il cui cuore si è allontanato dal Signore ad una tamerice: quando giunge il bene egli non lo vede, abita in luoghi aridi, nel deserto, in terra salata, senza abitanti. (Geremia 17:6)
Nell’Iliade di Omero, Adrasto, incalzato da Menelao, inciampa col cavallo in un cespuglio di tamerici.
La Tamerice è spesso menzionata come “arbusto del deserto”. Beh come dare torto a chi ne ha fatto la sua musa ispiratrice?
Il suo nome deriva dal vocabolo ebraico “tamaris”, che significa “scopa”, ad associare il fogliame tipico della tamerice alla parte della scopa utilizzata per spazzare, così come accade anche per una particolare tipologia di ginestra conosciuta come cytisus scoparius. A questo proposito, la tamerice, nel suo tipo tetrandra, è conosciuta diffusamente anche con il nome di “scopa marina”.
Come bonsai vengono utilizzate le specie T. juniperina (= Tamarix chinensis), T. parviflora e T. ramosissima.
Le Tamerici sono piante mellifere, sono bottinate dalle api ma il miele che si produce è in piccole quantità.
Questa pianta è longeva, può vivere fino a 100 anni circa. Il nome generico sembrerebbe provenire da quello del fiume pirenaico spagnolo Tàmaris (o Tambro) o dai Tamarici, popolo dei Pirenei. Questi termini sono però assonanti anche con l’arabo ‘tamár’ (palma) e con l’ebraico ‘tamaris’ (scopa), ed in effetti un tempo i ramoscelli di questa pianta venivano impiegati come ramazza;
Tossicità e/o uso Erboristico
La Tamerice ha proprietà terapeutiche,infatti dalla corteccia si estraggono sostanze tanniche. Le sue proprietà mediche/ terapeutiche sono usate soprattutto nella fitoterapia.
“Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche sono indicate a solo scopo informativo. Devono essere consigliate e prescritte dal medico.”
Linguaggio dei Fiori
Questa pianta così bella ed ispiratrice per poeti e grandi autori, così resistente e adattabile, in realtà non pare essere portatrice di “buone nuove”, forse per via dei tanti legami con la cattiva sorte : per Adresto fu la causa involontaria della caduta da cavallo prima della sua uccisione da parte di Menelao; ebbe la funzione di appendiabito sul quale Ulisse pose le armi e la veste di Dolone appena decapitato da Diomede; Achille vi ci appoggiò la sua lancia impegnato a fare strage di Troiani.
Insomma a dispetto del suo aspetto pare essere legata a sfortuna, tristezza e malinconia. Ma io credo invece che questa pianta, soprattutto durante il suo periodo di fioritura, possa solo emozionare, e lo fa così tanto da “toccare le anime”ed ispirare poeti. E questo non può che essere una bellissima cosa.
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