Siamo a Ruvo di Puglia (BA) in una via che non poteva che chiamarsi che Via dei Floricoltori, presso Casita Hermosa.
Immersi nel verde, nel profumo, nella magia delle piante e totalmente affascinati ed ammaliati dalla passione e dalla maestria con la quale vengono trattate, curate, allevate. Tra cycas, aloe, mirti e piante mediterranee da giardino ci sono loro: i bonsai. Questi piccoli preziosi universi che affascinano e che portano con sé tante domande.
Noi abbiamo cercato di raccogliere le più frequenti e le abbiamo rivolte a uno dei massimi esperti di bonsai e che è stato cosi gentile da rilasciarci questa intervista, svelandoci dei segreti e delle curiosità di cui pochissimi sono a conoscenza.
Cos’è l’arte del bonsai? In cosa consiste?
Il Bonsai è un’arte molto antica, che ha avuto origine in Cina, ma ha poi avuto il suo sviluppo principale in Giappone.
Ambedue questi popoli, così come tutti quelli dell’Estremo Oriente, amano molto la natura e, proprio per renderle omaggio, cercano di riprodurre in vaso quanto trovano negli angoli più selvaggi dei loro Paesi, facendo assumere alle piante forme simili a quelle che in natura vengono plasmate dal vento, dalle intemperie e dalle altre condizioni climatiche.
Nei secoli, si sono sviluppate diverse tecniche: in Giappone ha prevalso la pianta singola, mentre in Cina si tende a riprodurre in miniatura paesaggi con diverse piante in un singolo vaso, con l’aggiunta di piccole rocce e altri elementi ‘naturali’.
Il bonsai prevede la potatura tanto della chioma quanto delle radici delle piante per mantenere l’equilibrio tra le diverse parti della pianta. I tronchi e i rami sono spesso piegati e mantenuti in forma con fili, tiranti e altri dispositivi.
Per i principianti, sono disponibili anche piante già a ‘pronto effetto’, che permettono a molte più persone di appassionarsi a queste tecniche e di imparare un po’ per volta a prendersi cura di questi alberi in scala ridotta.
Quali sono le cure indispensabili e basilari?
Dipende da pianta a pianta, ma molte cure sono simili a quelle delle ‘normali’ piante da appartamento o da giardino.
Bisogna innanzitutto scegliere la posizione giusta per collocare la pianta, poi bagnare, concimare, eliminare le parti di pianta secche o malformate, osservare se ci sono malattie o parassiti – con tutte le stesse modalità di lotta delle altre piante.
A questo va aggiunta una potatura periodica sia della parte aerea sia delle radici delle piante, cosa che richiede un po’ di tecnica e di manualità per mantenere sempre in equilibrio le diverse parti della pianta.
Il cambio di vaso con il trapianto va effettuato molto meno spesso rispetto alle piante ‘normali’ e solo quando sia effettivamente necessario, ad esempio quando la pianta è ormai troppo grande per il vaso.
Importante è invece piegare il tronco (fino a che è possibile) e i rami per dare la forma desiderata alla pianta: si possono utilizzare fili di metallo (soprattutto alluminio anodizzato o rame) e tiranti.
Anche i vasi hanno la loro importanza: sono in genere più bassi di quelli ‘normali’, spesso in materiali pregiati, come ceramica, argilla, legno, con decorazioni e forme particolari, per essere in armonia con la pianta che contengono.
Come iniziare a coltivare un bonsai?
Conviene partire acquistando piante già pronte e acquisire col tempo la manualità e la tecnica per fare da soli: gli unici ‘ingredienti’ necessari sono la passione, l’impegno e la conoscenza delle piante!
Da studiare sono particolarmente le diverse tecniche e i diversi stili: si può partire con piccole piante singole, formarle un po’ alla volta secondo i propri gusti e passare poi a bonsai più grandi e complicati, fino ad arrivare, se si vuole, alle vere e proprie riproduzioni in scala di un paesaggio con diverse piante in uno stesso vaso, tecnica questa più utilizzata in Cina che in Giappone.
Ci sono dei segreti per allevare un bonsai con successo?
Certo: avere una buona manualità, una pazienza quasi infinita e molta passione. Ci si deve documentare su buoni libri, sui siti e sui forum degli appassionati per capire a fondo come si forma e si cura un bonsai. Attenzione che però sulla rete si possono anche incontrare molti ‘cattivi maestri’: osservate con attenzione le immagini che vedete sui siti e scegliete quelli in cui le piante appaiono più simili al vostro gusto e alle vostre sensibilità.
Quali sono gli errori più frequenti in cui si incorre nella coltivazione dei bonsai?
Contrariamente a quanto si pensa, è più facile uccidere una pianta perché le si è data troppa acqua che non se si è stati un po’ avari, e questo vale anche e soprattutto per i bonsai, vista la dimensione dei vasi e, di conseguenza, dell’apparato radicale. Quindi bisogna bagnare di rado, fin quasi a fermarsi, nei mesi invernali, riprendere l’irrigazione in primavera, dare acqua in abbondanza ma senza eccessi in estate e ridurre progressivamente le quantità in autunno.
Poi, è molto comune, soprattutto tra i principianti, collocare un bonsai da interno all’aperto e viceversa. Le conseguenze possono portare, in entrambi i casi, alla morte delle piante stesse. Quindi, osservate bene le etichette che ormai appaiono su quasi tutti i bonsai che acquistate e seguite attentamente tutte le istruzioni che contengono.
Cercate di tenere le etichette in un posto dove potete ritrovarle: visto che alcune sbiadiscono col tempo, vi consigliamo di fotografarle e di salvarle in una posizione facilmente memorizzabile e accessibile del vostro computer o del vostro dispositivo mobile. Saprete sempre cosa fare della pianta nelle diverse stagioni; e poi, volete mettere la soddisfazione di rispondere al volo a chi vi chiede: ‘Ma che pianta è questa?’.
Nella cura del bonsai occorre sempre fare riferimento alla specie allo stato “naturale” o ci sono differenze? Se sì di che tipo?
Senz’altro bisogna fare riferimento alla specie allo stato ‘naturale’, visto che il corredo genetico è assolutamente identico: ad esempio, una pianta sempreverde in natura, resta tale anche come bonsai, e lo stesso vale per una decidua, così come le piante da esterno o da interno restano tali anche come bonsai.
Però va anche considerata attentamente l’influenza che esercita l’ambiente sulla pianta: ad esempio, per i bonsai da interno, il riscaldamento e le correnti d’aria fredda d’inverno e l’eventuale condizionatore e il maggiore fabbisogno d’acqua in estate.
Per quelli da esterno, c’è da stare attenti alle gelate intense e/o tardive d’inverno, ai forti temporali e all’eccesso di caldo e di sole in estate.
Molto importante, rispetto alle piante ‘in natura’ anche la scelta di quali sono i rami da potare e di quelli che sono eventualmente da piegare in una certa direzione piuttosto che un’altra. Inoltre, è ovvio che sulla maggior parte delle piante che crescono in natura non va mai effettuata la potatura delle radici.
Domanda da principiante: si può coltivare un bonsai partendo dal seme? Quanto tempo occorre per avere i primi risultati?
Sì, così come da una talea o da una margotta: bisogna solo avere la pazienza di far crescere e formare con attenzione e passione le piantine.
Certo, ci possono volere degli anni per osservare buoni risultati ma, come abbiamo già accennato, si possono anche acquistare piante ‘a pronto effetto’ che hanno ben poco da invidiare a piante coltivate per anni.
Si può anche partire da una pianta trovata in natura, ovviamente dove è permesso raccoglierla!
Che specie di bonsai consigliereste ad un principiante e quali, invece, sono le specie più difficili da coltivare?
Tra le specie più facili, i bonsai di diverse specie e varietà di Ficus tropicali tra quelli da interno, di alcune specie di pino tra quelli da esterno. Però tutte le piante, anche quelle più facili, diventano difficili da coltivare se non si ha passione, si è pigri o distratti o, anche, se non si conoscono le tecniche.
Più che di piante ‘difficili’, si dovrebbe parlare di piante meno adatte a essere allevate con le tecniche bonsai.
Si utilizzano prevalentemente le specie a foglie piccole (come i Ficus o la Carmona per l’interno, e la Zelkova, alcuni Ligustrum e l’olivo per l’esterno), mentre sono poco apprezzate (con poche eccezioni, come il fico domestico, Ficus carica) quelle con foglie molto grandi. Importante è anche che sopportino bene le potature.
Il rinvaso del bonsai è complicato? Ci sono tecniche particolari per non danneggiare le radici?
Prima di rinvasare un bonsai, si deve controllare se l’operazione da effettuare non sia invece la potatura delle radici, per contenere la crescita della pianta: occorre quindi estrarre delicatamente la pianta, verificare il rapporto delle radici con la parte aerea della pianta, in modo da mantenere sempre il giusto equilibrio.
Solo quando l’apparato radicale ha occupato quasi tutto lo spazio all’interno del vaso è il momento di cambiare il contenitore. L’operazione in sé non è molto diversa da quella necessaria per le altre piante.
E’ essenziale effettuare il trapianto durante il periodo di riposo: per i bonsai da esterno di solito coincide con la fine dell’inverno, prima che rimettano le foglie, mentre per quelle da interno il momento migliore è la primavera, visto che generalmente vegetano in estate.
È difficile dare una periodicità precisa, visto che le piante a crescita più rapida vanno trapiantate più spesso, mentre quelle in cui il vigore è minore si possono mantenere più a lungo nello stesso vaso.
Si deve fare attenzione quando si estrae la pianta dal vecchio vaso e utilizzare nuovi contenitori di misura appena più grande rispetto ai precedenti.
Per le conifere e i sempreverdi occorre mantenere una buona parte del substrato originale, mentre per le piante decidue si dovrebbe sostituire quasi tutto il terriccio. Quando si trapianta, si può scegliere per ragioni estetiche di decentrare un po’ le piante nel loro nuovo vaso.
Ci sono terricci più adatti di altri per coltivare un bonsai?
No, dipende tutto dalla specie scelta: sicuramente, visto lo spazio ridotto per l’apparato radicale, bisogna scegliere un substrato molto ben drenato per evitare i marciumi.
Per quanto riguarda la concimazione, occorre verificare il tenore dei tre elementi principali (azoto, fosforo e potassio, rispettivamente indicati dai simboli N, P e K) da variare in base al tipo di pianta e al periodo di concimazione: l’azoto favorisce la vegetazione, mentre fosforo e potassio sono utili per la fioritura e la fruttificazione.
Si possono utilizzare tanto concimi liquidi con l’acqua d’irrigazione, quanto concimi solidi da incorporare al terreno.
I fertilizzanti a lenta cessione possono essere aggiunti al terriccio contestualmente alla potatura delle radici o al rinvaso. Questi prodotti sono particolarmente indicati se non si vogliono provocare le tipiche bruciature provocate da una concimazione eccessiva.
Quanto può vivere un bonsai?
Si conoscono molti esemplari plurisecolari, addirittura qualcuno (pare) millenario. La longevità dipende comunque dalla specie scelta e dall’abilità di chi lo ha piantato, coltivato e curato.
Bisogna anche entrare nella mentalità dei popoli orientali, alla base della ‘filosofia’ del bonsai: potreste anche non vedere mai nel suo massimo splendore un bonsai che avete piantato.
Sarà compito dei vostri figli, nipoti, pronipoti e discendenti portarlo a quel livello. L’importante è tramandare alle generazioni future la tecnica, la manualità e, soprattutto la passione per quest’arte.
Qual è l’altezza massima che può raggiungere un bonsai?
In questi termini, alla domanda non si può dare una risposta: come abbiamo visto in precedenza, un bonsai ha lo stesso corredo genetico di una pianta ‘normale’.
Quindi, in teoria, potrebbe raggiungerne la stessa altezza, ma non sarebbe più un bonsai!
Il valore di un bonsai non si misura con il metro: ce ne sono di piccoli di enorme valore, perché di specie particolari o lavorate secondo tutti i crismi di uno degli stili dell’arte bonsai mentre ci sono piante alte di scarso pregio perché squilibrate e sgraziate.
Se consideriamo la domanda da un altro punto di vista, in commercio si trovano esemplari di oltre 2 metri e mezzo d’altezza.
C’è un “coltivatore tipo” di bonsai e, se sì, che caratteristiche ha? O, meglio, a chi consigliereste di allevare bonsai, e chi, invece, non è proprio adatto alla loro coltivazione?
L’arte del Bonsai è adatta per le persone calme, riflessive, dotate di buona tecnica, portate al fai-da-te, per chi ha passione e ha il tempo di coltivarla e, soprattutto, per chi non pensa solo a sé ma anche alle generazioni future.
È controindicata per chi è impaziente, impulsivo, vuole tutto e subito, non ha buone mani, non ha passione, non sa come curare le piante e a cui non importa lasciare qualcosa di bello a chi verrà dopo di lui.
Perché i bonsai affascinano cosi tanto?
Per moltissime ragioni: in primo luogo il richiamo alla natura, ma anche per il senso di pace e tranquillità che trasmettono.
Sono una diretta emanazione ‘pratica’ delle filosofie orientali, che richiedono di rallentare i ritmi frenetici delle nostre vite, di coinvolgerci maggiormente nelle nostre emozioni, di pensare a lungo prima di fare una qualsiasi mossa che possa danneggiare il nostro futuro.
È una vera e propria arte, che richiede conoscenze tecniche e botaniche, disciplina, passione e una notevole manualità; può essere trasmessa alle generazioni future.
I bonsai portano in casa, in balcone o in giardino forme, colori e stagioni: come le piante ‘normali’ possono fiorire, fruttificare, perdere le foglie dopo che queste hanno preso colorazioni intense.
E, infine, quelli da interno si adattano particolarmente alle case moderne, in cui lo spazio a disposizione tende a ridursi sempre di più.
Ringraziamo Casita Hermosa per la disponibilità, per la precisione nelle risposte, per i preziosi consigli e per la ricchezza di informazioni che ci ha dato.
Ci congediamo ma non senza aver prima dato un ultimo sguardo ai suoi bonsai, che sono li: piccoli, perfetti, silenziosi e che sembrano racchiudere un mondo.
Ora più che mai comprendiamo il senso della citazione di John Naka “Io non parlo ai miei bonsai, mi accontento di ascoltarli”.
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