Ecco una tipica pianta mediterranea che conosciamo come uno degli ingredienti della cucina italiana, ma si trova spesso nei giardini e sui muri e viene utilizzata come ornamentale.
Il cappero è una pianta estremamente rustica coltivata soprattutto in sud centro e cresce spontanea in tutto il bacino del Mediterraneo sui substrati calcarei, sulle rupi calcaree, nelle falesie, su vecchie mura. Tende spesso a formare cespi con rami ricadenti che misurano una lunghezza anche di diversi metri.
Il suo nome scientifico è Capparis spinosa, è un arbusto perenne con portamento cespitoso che vanta una produzione a scalare: mano a mano che i germogli crescono si formano i boccioli, che altro non sono che quelli che noi conosciamo come “capperi”. Entro quattordici giorni dalla formazione del cappero il bocciolo fiorisce regalando fiori solitari molto belli caratterizzati da grandi petali bianchi e da stami violacei a contrasto.
Il fusto della pianta è legnoso e ramificato, è lungo fino ad 80 cm e si origina dal colletto radicale. Le foglie del cappero sono alterne e picciolate di consistenza carnosa, presentano una forma rotondeggiante ed hanno qualche spina lungo gli steli.
Il frutto, portato da un peduncolo di 2–3 cm, è una capsula oblunga e verde che contiene numerosi semi.
Classificazione botanica
Il Cappero, nome scientifico Capparis spinosa è una specie del Genere Capparis della Famiglia delle Capparaceae.
Fioritura
Il Cappero entra in riposo vegetativo durante l’inverno ma in primavera, nei mesi di maggio e giugno, fiorisce. Se le condizioni sono favorevoli la fioritura si protrae per tutta l’estate riprendendo d’intensità in tarda estate e poi diminuendo progressivamente con l’arrivo dell’autunno.
I fiori del cappero sono bellissimi e sono effimeri: si aprono verso sera e la mattina seguente iniziano ad appassire.
Consigli per la coltivazione del Cappero
Innanzitutto il Cappero è una pianta vigorosa e vitale, eliofila e xerofila, ossia ama il sole ed ha esigenze idriche limitatissime.
Non a caso, nell’arcipelago delle Isole Eolie trova il suo contesto ottimale: il suolo vulcanico e le condizioni climatiche estremamente favorevoli rendono i capperi delle Eolie “naturalmente biologici” poiché non necessitano di alcun trattamento né concimazione.
Il Cappero è semplice da coltivare, per questo motivo, condizioni climatiche permettendo, è conveniente averne almeno una pianta nel proprio spazio verde.
Coltivazione in vaso
Il cappero si può coltivare anche in vaso. Il contenitore deve avere una buona dimensione ed un’altezza minima di mezzo metro. Meglio optare per un contenitore di terracotta con terriccio molto ben drenato. Il vaso va riempito con del terriccio universale della terra di campo e sabbia e del materiale drenante, tutti in parti uguali.
Le piante in vaso, durante la fase di crescita, devono essere irrigate da una a tre volte a settimana in base al clima ed alla dimensione del vaso, facendo attenzione a non esagerare con la quantità di acqua fornita.
Il vaso va esposto in una zona assolata per tutta la bella stagione.
In inverno, appena la pianta perde tutte le foglie, si possono accorciare i rametti (4-5 cm) fin quasi alla base del fusto e si può ritirare la pianta in una zona protetta dall’acqua piovana (non ama i ristagni idrici) e dal gelo ma non riscaldata.
Coltivazione in piena terra
Nella coltivazione in piena terra si deve considerare che la pianta del Cappero ha bisogno di molto sole e teme il gelo, al nord non è impossibile da coltivare ma richiede indubbiamente molta cura, un drenaggio perfetto ed una zona riparata.
Non è raro vedere piante di cappero nel Nord Italia tra le grandi mura di castelli o antichi monumenti, proprio perché lì il drenaggio è perfetto, e le radici riescono a insinuarsi nelle cavità dove c’è umidità che serve per il nutrimento.
Il periodo più indicato per la messa a dimora è quello compreso tra i mesi di febbraio e marzo, quando le temperature cominciano ad salire.
Il cappero preferisce i terreni sassosi, la distanza tra una pianta e l’altra deve essere almeno 120 cm l’una dall’altra, dato che tende ad espandersi con il tempo.
Temperatura
Il Cappero è una pianta mediterranea, quindi ama i climi piuttosto miti, e preferisce le alte temperature al freddo rigido. La temperatura minima invernale deve attestarsi attorno ai 9-12 gradi. Le piante esposte a sud, in zone ben riparate, possono resistere a temperature più rigide.
In ogni caso può resistere al gelo, se in condizioni di perfetto drenaggio.
Luce
Si tratta di una pianta eliofila che ama quindi il sole e la luce, per questo si rivelano ideali le esposizioni a sud.
Terriccio
Il cappero cresce bene soprattutto su terreni argillosi e con poca concentrazione di acqua, o su suoli rocciosi. I terreni devono essere poco umidi e altamente drenanti.
Ma il cappero, si può coltivare al nord Italia?
Si, si può coltivare a condizione che il drenaggio sia perfetto.
Non è infatti raro vedere piante di cappero nel nord Italia tra le grandi mura di castelli o antichi monumenti, proprio perché lì il drenaggio è perfetto. Vedi anche l’articolo di Valerio.
Annaffiatura
Il cappero ama l’aridità, per questo va irrigato solo quando le piantine sono giovani. Nel momento in cui l’apparato radicale è sviluppato diventa autonomo anche nel trovare l’acqua in caso di piogge scarse.
Moltiplicazione
Il Capparis spinosa può essere propagato per seme o per talee. Quest’ultima tecnica è sicuramente quella da preferire e si esegue in estate. Si preleva una parte di ramo legnoso, di 2-3 anni d’età, lunga 7–10 cm e si pone in una cassetta riempita di torba e sabbia.
Una volta che si formano le radici, le piantine possono essere prelevate e invasate in vasetti di circa 10 cm di diametro.
La propagazione per seme è difficoltosa poiché la germinabilità dei semi è molto bassa.
Dopo la fioritura si forma un piccolo frutto che contiene la semente, per ottenere il seme si può raccogliere il frutto nel mese di settembre. Si semina in cassette che si riempiono di torba e sabbia che si lasciano all’aperto nel periodo estivo e che si tengono al riparo in autunno – inverno. Nella primavera seguente si può trapiantare la nuova pianta direttamente nel terreno o in un vaso.
Volendo nel mese di marzo si può seminare direttamente in campo gettando i semini a spaglio per diradare poi durante l’estate, i semi si coprono appena con un velo di terra e si irriga.
Concimazione
Questa perenne si sviluppa in terreni poveri e poco fertili, tuttavia, qualora la crescita avvenisse troppo lentamente, può essere aiutata con del semplice letame.
Potatura
Annualmente si può potare la pianta tagliando i rami nel mese di febbraio per stimolare la produzione di boccioli.
Abbinamenti con altre piante
Il cappero si può abbinare ad altre piante mediterranee che amano il sole e il terreno argilloso o roccioso.
Altri consigli per la cura
La raccolta dei boccioli del cappero deve avvenire in maniera scalare così da seguirne il progressivo ingrossamento. Si possono raccogliere usando un panno leggermente umido, stendendoli e lasciandoli asciugare all’aria, non al sole. Si possono poi mettere in aceto bianco precedentemente salato o in salamoia.
Le radici, usate come fitoterapico e con proprietà diuretiche e depurative, possono essere raccolte in autunno.
I frutti vanno raccolti prima della completa maturazione quando stanno già ingrossandosi, ma sono ancora teneri e carnosi ed hanno i semi ancora immaturi, teneri e chiari.
Parassiti, malattie ed altre avversità
Il cappero non è soggetto a particolari problemi di insetti e malattie, per questo si rivela adatto per una coltivazione biologica.
I marciumi di colletto e radici sono provocati soprattutto dai funghi delle specie Pythium e Phytophtora, che attaccano le parti sotterranee delle piante portando, dapprima, ingiallimento e poi morte della pianta. Bisogna fare attenzione ai marciumi radicali causati da un terreno poco drenante.
Curiosità
Della pianta dei Cappero si consumano i boccioli e più raramente i frutti, noti come cucunci o frutti di cappero.
Sia boccioli (i capperi per intenderci) che frutti si conservano sott’olio, sotto aceto o sotto sale. Proprio per il largo uso in cucina, soprattutto in Sicilia, i capperi sono nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (PAT) del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (MiPAAF) come prodotto tipico siciliano. Il Cappero di Pantelleria ha invece ottenuto l’Indicazione geografica protetta (IGP).
Fin dall’antichità è diffusa la credenza che attribuisce proprietà afrodisiache al cappero.
Il nome della specie è dovuto alla presenza di due stipole alla base del picciolo trasformate in spine.
Il cappero è considerato una via di mezzo tra una pianta aromatica e un ortaggio. Ha un caratteristico sapore forte e gradevolmente salato che ben si presta per essere abbinato col pomodoro.
Tossicità e/o uso erboristico
Il Cappero oltre ad essere buono da magiare, bello da vedere e facile da coltivare, vanta molte virtù.
Le radici hanno proprietà medicamentose, mentre i boccioli del fiore, comunemente chiamati capperi, hanno proprietà aromatiche per questo sono impiegati da millenni in gastronomia per accompagnare carne, pesce, pasta etc.
I capperi, in proporzione, contengono più quercetina di ogni altra pianta. In erboristeria si usa la corteccia della radice. I principi attivi della radice hanno proprietà diuretiche e protettrici dei vasi sanguigni. La radice si può usare per curare la gotta, le emorroidi, le varici. Nella medicina popolare si usava un infuso preparato con radici e giovani germogli per alleviare i reumatismi.
Della pianta si usano anche le sommità dei germoglio chiamate capasciuzzi.
La crema di capperi, inoltre, protegge la pelle.
“Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche sono indicate a solo scopo informativo. Devono essere consigliate e prescritte dal medico.”
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