
Il Doronico comprende piante erbacee perenni originarie dell’Europa e dell’Asia.
Le piante del genere arrivano a misurare da pochi centimetri fino a 1,5 -2 metri.
Sono caratterizzate da un apparato radicale che può essere costituito da un rizoma strisciante o da un rizoma nodoso-tuberoso. La sopravvivenza delle piante durante la fase di riposo vegetativo è proprio affidata al rizoma.
Il Doronicum, questo è il suo nome scientifico, è caratterizzato da foglie alterne molto decorative, di color verde brillante, di forma ovale o cuoriforme. Il margine è ondulato e, nelle specie a fioritura precoce, appassiscono e scompaiono nel momento in cui si alzano le temperature.
Denominatore comune per tutte le 30 specie appartenenti al genere sono i fiori: margherite gialle con disco centrale di colore più intenso, che, in base alla specie, variano in dimensione, intensità del colore e rapporto fra fiori ligulati e tubulosi. I frutti sono degli acheni con forme oblunghe.
Classificazione botanica
Doronicum è un genere appartenente alla famiglia delle Asteraceae.
Si tratta dell’unico genere appartenente alla tribù delle Doroniceae della sottofamiglia delle Asteroideae.
Principali specie
Al genere Doronicum appartengono circa trenta specie alle quali vanno aggiunte le varietà orticole oggi coltivate. Eccone alcune
Doronicum austriacum

Si tratta di una specie considerata rara e distribuita in particolare al Nord seppur in modo discontinuo: abbondante nel Goriziano e in Carnia, poco presente nel Cadore occidentale e nuovamente abbondante nel Cuneese. Cresce nelle radure e forre umide ed ombrose, nei bordi dei ruscelli, nei lariceti, abetine e faggete. Questa specie provvista, in particolare nelle parti alte e sul bordo delle foglie, di peli pluricellulari semplici ma ghiandolari. Arriva a misurare un’altezza che va da 8 a 15 dm.
L’epiteto specifico (austriacum) si riferisce alle zone dei primi ritrovamenti di questa specie
Doronicum plantagineum

Questa specie è originaria del sud-est Europa, ed è diffusa dalla Grecia all’Italia, fino all’Ucraina ed alla Repubblica Ceca. Ve ne sono segnalazioni in America, nello Stato dell’Oregon e negli Stati Uniti nord-occidentali.
Cresce nei boschi di faggete, abetine, aceri, carpineti, leccete, betuleti e castagneti.
Arriva a misurare fino a 80 cm di altezza ed è caratterizzata da foglie tondeggianti – ovali, che arrivano a misurare fino a 11 cm e con punta più acuminata.
I fiori sono gialle e sono riuniti in corimbi irregolari da 2 a 10 capolini con diametro di 3-5 cm.
L’epiteto specifico plantagineum deriva dal genere Plantago, ossia simile ad una piantaggine, anche solo per le foglie a nervature quasi parallele.
Doronicum macrophyllum

Comunemente chiamato “morso del leopardo”, ed è caratterizzato dai tipici fiori gialli simili a margherite che sbocciano in primavera e che sono riuniti in grappoli terminali Presenta foglie basali a forma di cuore e foglie superiori ellittiche. L’epiteto specifico significa “a foglie larghe”.
Doronicum orientale

Il Doronicum orientale, è una pianta erbacea perenne originaria dell’Europa sudorientale, della Turchia e della regione del Caucaso. Cresce fino a 1-2 metri di altezza e si diffonde lentamente attraverso rizomi sotterranei fino a riempire un’area di 2 metri. È caratterizzata da un fogliame basale costituito da foglie cordate di colore verde brillante con margini scarsamente smerlati.
All’inizio o a metà primavera, dal centro dei gruppi emergono gli steli fioriti che portano un’infiorescenza simile ad una margherita.
L’epiteto specifico orientale significa di o dall’est, in riferimento all’areale di origine di questa specie, che è, appunto, l’Europa orientale.
Doronicum clusii

Nota con il nome comune di doronico del granito, in quanto cresce rigogliosa anche nelle pietraie, è una specie originaria delle montagne dell’Europa meridionale ed è presente lungo tutto l’arco alpino tranne che nelle Alpi Liguri.
È caratterizzata da una radice rizomatosa, da foglie pelose, intere con bordi dentellati.
La specie è dedicata a Charles de l’Ecluse (Carolus Clusius, 1526-1609), un professore di botanica francese a Leyden, uno dei primi studiosi della flora alpina. Fiorisce nei mesi di luglio–agosto.
Fioritura
Il Doronico vanta una fioritura ornamentale, i fiori recisi sono usati per composizioni floreali miste e vengono spesso confusi con quelli dell’arnica.
L’infiorescenza è composta da grandi capolini solitari generalmente di color giallo-oro con la tipica struttura dei capolini delle Asteraceae. Per migliorare la fioritura e ottenerne una seconda in autunno, anche se meno abbondante, si devono tagliare le corolle sfiorite e occorre riprendere le annaffiature all’inizio di settembre.
Consigli per la coltivazione del Doronicum

Nella coltivazione del Doronico, ma questo vale per tutti i generi, si deve considerare quello che è l’habitat naturale. In questo caso, si tratta di quello tipico della flora temperata e temperata fredda. Premesso ciò, questa pianta richiede poche cure.
Viene da sempre impiegata per la realizzazione di grandi macchie di colore formata da almeno 20 esemplari. In gruppo diventa un punto focale di attenzione per il colore, la lunga durata e la leggerezza.
Si possono piantare gruppi di Doronicum ai margini di una zona alberata, o a quelli di una strada, soprattutto se costeggiata da muri.
È molto adattabile e cresce bene in terreni freschi e umidi, ma senza ristagni, fertili, soffici e ricchi di sostanza organica non ama il terreno povero e/o secco.
Garantendo l’umidità del terreno ed un’esposizione solo parzialmente in ombra si avranno fioriture abbondanti e prolungate. In caso in l’ombra sia troppo profonda si pregiudica la fioritura.
Coltivazione in vaso
Il Doronico può essere coltivato anche in vaso, nella scelta del vaso si deve optare per un contenitore profondo e molto capiente riempito di terreno fresco e ricco di sostanza organica.
Il vaso andrà poi tenuto in una zona parzialmente in ombra in particolare nelle ore più calde dei mesi estivi. Il rinvaso si esegue in autunno, quando lo spazio del contenitore viene occupato dai rizomi e dalle radici, trasferendo la pianta in un vaso più grande con del nuovo terriccio .
Coltivazione in piena terra
La messa a dimora del Doronicum può essere fatta in primavera o in settembre-ottobre. Si fanno delle buche profonde e larghe il doppio del pane di terra che avvolge le radici mantenendo una distanza tra buca e buca di circa 20 centimetri.
Coltivazione in terrazzo
Gli esemplari allevati in vaso possono decorare terrazzi e balconi.
Temperatura
Questa pianta sopporta il freddo invernale, resistendo con successo a temperature sotto lo zero, sopporta meno il caldo estivo. La parte aerea tende a seccare durante l’inverno per poi fare sviluppare una nuova pianta in primavera.
Le piante più giovani possono risentire degli sbalzi climatici per questo motivo è opportuno proteggerli nel corso dell’inverno.
Luce
Per uno sviluppo ottimale del doronico è bene porre la pianta a dimora in luogo soleggiato o a mezz’ombra, considerando che l’eccessiva ombreggiatura può inibire la fioritura.
Terriccio
Questa perenne preferisce terreni ben drenati, sciolti e ricchi di materia organica.
Annaffiatura

Generalmente si accontentano delle piogge, ma durante i periodi più caldi e siccitosi dell’anno è bene irrigare regolarmente sia per incrementare la produzione di fiori che ottenere una crescita più rigogliosa.
Gli esemplari coltivati in vaso richiedono annaffiature regolari, sempre attenzionando il drenaggio.
Moltiplicazione
Il Doronicum si può propagare per divisione dei cespi e per semina.
La divisione dei cespi può essere fatta in primavera prima della fioritura o in autunno. I rizomi prelevati si mettono subito a dimora in terreno mantenuto umido.
Per la semina si procede nel mese di aprile, direttamente sul terreno dopo aver miscelato i semi con buon terriccio da semina. Si annaffia pioggia finissima, mantenendo il terreno umido fino a quando le piantine non sviluppano un buon apparato radicale. Si può anche seminare in autunno in vaso e poi trapiantare in piena terra a primavera.
Concimazione
La concimazione consente alla pianta di fiorire abbondantemente e di crescere armoniosamente. Si fa in primavera fino a fine fioritura usando del fertilizzante specifico ricco in macro e microelementi
Potatura
Il Doronico non si pota ma è importante asportare i capolini secchi per favorire la formazione di nuovi getti.
Abbinamenti con altre piante
Questa perenne può essere piantata accanto ad altri fiori selvatici primaverili che vanno in dormienza in estate o vicino a piante perenni a sviluppo tardivo che possono cosi riempire lo spazio nel momento in cui il fogliame della pianta cade.
Altri consigli per la cura
Durante l’inverno gli esemplari coltivati in piena terra vanno protetti con una pacciamatura di paglia o foglie secche e per quelli allevati in vaso è sufficiente un ricovero in un luogo protetto ma luminoso.
Per prevenire gli attacchi parassitari e fungini si possono eseguire dei trattamenti sistemici prima della ripresa vegetativa. Le nebulizzazioni fogliari si rivelano utili ed efficaci durante la ricrescita della parte aerea.
Parassiti, malattie ed altre avversità
I principali nemici del Doronico sono due: gli afidi e l’oidio
L’eccessiva presenza di umidità può causare i marciumi radicali o malattie fungine che devono essere trattate tempestivamente.
Curiosità
Il nome del genere forse deriva dal termine Doronigi o Doronidge. Le prime documentazioni dell’uso orticolo in Europa delle piante di questo genere si attestano attorno al 1570. L’uso principale che si fa di queste piante è nel giardinaggio.
Tossicità e/o uso erboristico
Alcune piante appartenenti al genere erano usate nella medicina popolare. Alcuni rizomi e radici possono essere velenosi.
Il rizoma contiene inulina, un olio etereo, una sostanza amara, tracce di resina e sali minerali. I preparati sono sfruttati come antispasmodici, astringenti, sedativi, tonici e vulnerari.
Secondo la medicina popolare la radice di questa pianta vanta proprietà cardiotoniche e nervine.
“Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche sono indicate a solo scopo informativo. Devono essere consigliate e prescritte dal medico.”
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