“Un sorriso così fresco e vermiglio che fa pensare al dischiudersi d’un frutto di melograno”.
Così Gabriele D’Annunzio rende l’idea della bellezza del frutto di Melograno. Ma sono tante le poesie e le citazioni dedicate a questo frutto cosi particolare, Garcia Lorca gli ha addirittura dedicato un’ode: Ode alla melagrana
Andiamo a scoprire questa pianta e capiremo perché è cosi apprezzata.
Il Melograno, nome scientifico Punica granatum, può essere un arbusto o un albero, ha portamento cespuglioso è originario di una regione geografica che va dall’Iran alla zona himalayana dell’India settentrionale. E’ presente sin dall’antichità nel Caucaso e nell’intera Macchia mediterranea. Arriva a misurare fino a 2-4 metri di altezza ma se cresce in un terreno profondo e fertile può arrivare ai 7 metri.
E’ caratterizzato da piccole foglie caduche di forma allungata, nei giovani germogli le foglie hanno un picciolo rossastro, che vira poi in un colore verde chiaro. La larghezza delle foglie è di circa 2 centimetri e la lunghezza va dai 4 ai 7 centimetri. I fiori sono di un colore rosso vivo, hanno un diametro di circa 3 cm. I fiori hanno generalmente 3-4 petali. Il melograno è una pianta molto antica, della quale, già gli egizi ce ne hanno segnalato l’esistenza.
Ed ora veniamo alla parte più interessante del Melograno: il frutto. Il frutto del Melograno è una bacca carnosa, chiamata balausta, con una spessa buccia. All’interno troviamo molti semi carnosi e molto succosi con testa polposa e tegumento legnoso.
Il frutto maturo è di colore giallo-verde, con aree rossastre che talvolta occupano l’intera superficie del frutto. La sua dimensione è molto condizionata dalla varietà e, soprattutto, dalle condizioni di coltivazione. In alcune varietà i semi sono circondati da una polpa traslucida il cui colore va dal bianco al rosso rubino, dal gusto più o meno acidula che, nelle varietà a frutto commestibile è molto dolce e profumata.
La melagrana, cosi viene chiamato il frutto, è un frutto scomodo, è veramente difficile da sbucciare e da sgranare, il rischio di sporcarsi con il suo succo non è un rischio ma una certezza. E’ difficile da sbucciare, da mangiare e talvolta (a seconda delle varietà e cultivar) si ha l’amara sorpresa del sapore troppo acido. Peccato, perché vanta delle ottime proprietà nutrizionali.
Classificazione botanica
Il Melograno, nome scientifico Punica granatum, appartiene alla Famiglia delle Punicaceae, al genere Punica.
Principali varietà del Melograno
Le varietà di Punica granatum sono numerosissime, si diversificano per dimensione, per colore, per periodo di maturazione, oltre che la dolcezza del frutto.
Solitamente avviene una divisione generale in gruppi “dolci”, “agrodolci” e “acidi”, caratterizzata da livelli medi di acidità rispettivamente di 0,32, 0,79 e 2,72%.
Ma c’è anche una suddivisione che riguarda la classificazione dei frutti in base alla masticabilità dell’arillo rispetto alla durezza dei semi. La classificazione dei frutti prevede: seme duro, seme semi-duro, seme semi-soffice e seme soffice. Ci sono diverse metodologie volte a misurare la durezza dei semi degli arilli.
Attraverso il metodo meccanico si misura la forza necessaria allo schiacciamento dei semi, distinguendo 4 categorie: “soft seed” (80-150 Newton (N), “semi soft seed” (200-220 N), “semi-hard seed” (300-420 N) e “hard seed” (450-630 N).
Tra le varietà a seme soffice in Europa spicca la spagnola Mollar (come anche la precoce Valenciana) che al seme soffice abbina però caratteristiche negative, è infatti mediamente produttiva, il sapore fino troppo dolciastro dovuto alla mancanza di acidità, e, infine, ha una limitata conservatività.
L’israeliana Acco è un’altra interessante varietà a seme soffice, ed è caratterizzata dal colore rosso della buccia, dal gusto leggermente dolce.
La varietà Parfianka è grossa, di colore rosso, a seme semi-soffice e vanta un ottimo sapore agrodolce, tra i difetti c’è la spinosità della pianta e la poca conservabilità dei frutti.
Tra le varietà a seme soffice italiane troviamo alcuni rari tipi di Dente di Cavallo, o la selezione siciliana Primo Sole, ma si tratta di cultivar che non hanno la buccia rossa come quelle attualmente più in voga. La varietà Dente di cavallo risulta un po’ più resistente al freddo rispetto ad altre cultivar, caratterizzata da chicchi di un colore rosso vivo, dolci e poco aciduli rispetto ad altre varietà.
Smith (o Angel Red), è una varietà precoce a seme morbido dal sapore agrodolce.
La varietà “Wonderful” seppur sia un importante standard internazionale presenta almeno tre caratteristiche limitanti: ha una maturazione tardiva, ha un sapore agrodolce che non soddisfa molti palati ed il seme di durezza media. Alcuni frutti hanno poi una pezzatura troppo grossa per una efficiente commercializzazione.
Esiste una varietà nana del Melograno (Punica granatum nana), con dimensioni molto più contenute per altezza, perdimensioni delle foglie, per dimensioni dei fiori e dei frutti. I frutti di questa varietà non sono commestibili, sono acidi e astringenti.
La Punica granatum viene generala mete impiegata per realizzare i bonsai.
Fioritura
Il Melograno regala una fioritura spettacolare che va da giugno e arriva talvolta anche fino a settembre. I fiori sono di un bel colore rosso vivo e misurano circa 3 cm di diametro. Dopo la fioritura, in autunno, arrivano i grossi frutti di colore rosso/arancio (melagrane) con i chicchi di colore rosa rubino, dal sapore agrodolce.
Consigli per la coltivazione del Melograno
L’albero di melograno è in grado di adattarsi bene alle diverse temperature come il caldo estivo ed il freddo invernale, ma la sua coltivazione è particolarmente adatta ad ambienti mediterranei con inverni non troppo freddi ed estati calde. Necessita di un’esposizione soleggiata, ma che sia riparata dal freddo invernale.
Non è una pianta adatta alle zone con elevata piovosità estiva ed alta umidità e nemmeno nelle zone troppo ventose.
Coltivazione in vaso
Per la coltivazione in vaso è consigliabile orientarsi per le varietà nane, con altezza media di 60-70 centimetri, molto più facili e gestibili.
Occorre scegliere una posizione abbastanza soleggiata e in zona ventilata e fare in modo che il terreno non rimanga secco e arido per troppo tempo.
Il melograno non ama stare in un ambiente troppo umido, lo abbiamo detto e vale anche per le piante coltivate in vaso. Il terriccio va fatto asciugare prima di bagnarlo nuovamente. E’ importante apportare una buona concimazione per tutto il periodo vegetativo, escludendo i mesi di luglio e agosto, ed usando concime organico per bonsai da fiore.
Come per tutte le piante da fiore la scelta del vaso dovrà essere ponderata, il melograno preferisce un vaso piuttosto profondo, che assicuri un buon drenaggio.
Coltivazione in piena terra
Il periodo migliore coltivare il Melograno è quello che va dall’autunno alla fine della stagione invernale nelle regioni del Centro-Sud e la primavera per le regioni del Nord Italia.
La pianta del melograno va posta dimora in un terreno ben drenato aggiungendo del terriccio fresco e del concime naturale.
Melograno pianta da siepe
La pianta ha un grande potere decorativo. Soprattutto gli esemplari con branche e tronchi contorti. Alcune varietà, in particolare le varietà nane, con frutti non commestibili, vengono impiegati n parchi e giardini come piante singole o a gruppi o per realizzare siepi e bordure.
Temperatura
Nei climi particolarmente freddi la pianta può’ soffrire durante l’ inverno ma in linea generale è in grado di adattarsi bene alle diverse temperature come il caldo estivo ed il freddo invernale, l’importante è che le temperature non scendano sotto i -10 °C.
Luce
Il Melograno vuole una posizione soleggiata e luminosa in quanto non ama l’ombra. Deve, nel contempo, essere protetto dalle piogge forti e dalle grandinate che potrebbero danneggiare i frutti.
Terriccio
Il melograno è in grado di produrre anche su terreni poveri, ma per ottenere una coltivazione professionale è necessario fornire un congruo apporto nutrizionale. Il terreno ideale deve essere fresco e fertile e ben drenato. Sono invece da evitare i terreni argillosi perché questa pianta soffre i ristagni di umidità, con effetti sul colletto e sulla radice.
Annaffiatura
La pianta riesce a tollerare periodi di siccità anche prolungati ma si tratta di mera sopravvivenza in quanto in questa condizioni il Melograno può perdere le foglie quasi completamente. Per ottenere i frutti l’irrigazione è indispensabile e deve essere costante e moderata. E’ bene annaffiare una volta a settimana.
Moltiplicazione
Dal punto di vista della riproduzione il Melograno vanta la peculiarità che il seme non necessita di freddo per superare la dormienza. Si tratta di una ragione in più per spiegare la vasta diversità genetica e fenotipica delle migliaia di varietà presenti nel mondo. Nei semenzali si riscontra la mancanza di fase giovanile poiché la messa a frutto è relativamente rapida, i primi frutti si possono raccogliere già dal secondo o da terzo anno.
La propagazione per talea rappresenta la pratica più diffusa per la facilità di radicazione. E’ possibile anche porre a dimora la talea, rispettando le adeguate indicazioni come la lunghezza, il diametro, l’ irrigazione, la pulitura dalle infestanti.
Concimazione
Soprattutto nel periodo compreso tra aprile e agosto, almeno una volta al mese, è opportuno concimare il terreno con un fertilizzante naturale.
Potatura
Per ottenere un buon raccolto a fine inverno occorre eseguire una leggera potatura della pianta così da rimuovere i rami secchi. E’ opportuno ricordare che la formazione dei fiori e dei frutti avviene nella parte finale dei rami quindi non vanno troppo accorciati.
Come ottenere un bonsai di Melograno
La pianta di Melograno può essere coltivata anche come bonsai. Le varietà più adatte per la realizzazione di bonsai sono:
- Punica granatum ‘Nejikan’ la cui corteccia si contorce in senso antiorario con l’aumentare dell’età. Si tratta di una specie che produce fiori rossi e frutti più piccoli del melograno comune.
- Punica granatum ‘Nana’, si tratta della varietà ideale per i bonsaisti in quanto si trova facilmente nei vivai. Produce fiori, frutti e foglie più piccoli del melograno comune.
Creazione bonsai da talea
La strada più breve per la moltiplicazione è indubbiamente la talea. Per creare i bonsai da tale è consigliabile utilizzare rami lignificati che siano almeno dell’anno precedente e operare nel periodo che va da marzo a giugno.
Le talee dovrebbero essere lunghe circa 10-12 cm e devono essere prelevate da un ramo che abbia già fiorito nel precedente anno per avere maggiori probabilità di fioriture più consistenti.
Si esegue un taglio orizzontale sulla parte della talea che va interrata per facilitare l’emissione di radici radiali. Si riduce del 50% la superficie delle eventuali foglioline e si eliminano quelle vicine al terreno.
Occorre poi mettere la pianta la talea in un terriccio composto per un 75% di akadama e un 25% di pozzolana con granulometria che va da 2 a 5 mm, che sia stata opportunamente setacciata e lavata. E’ posssibile usare in alternativa, della ghiaietta con le medesime dimensioni.
Infine, si da l’inclinazione desiderata alla talea, si annaffia e si sistema in una zona luminosa, riparata dal vento e dalla luce diretta del sole. L’esposizione al sole e all’aria si può fare in modo graduale. Sempre gradualmente si può eseguire qualche leggera concimazione. La primavera successiva il risveglio permetterà il trapianto in vasi per la coltivazione e iniziare così il percorso per la formazione del bonsai.
Le cure successive saranno la potatura di formazione, la pinzatura, il rinvaso ogni paio di anni. Per la potatura è preferibile eseguire i tagli in primavera dopo il risveglio vegetativo avendo cura di coprire la ferita con mastice cicatrizzante contenente ormoni.
L’obiettivo del bonsaista è di ottenere la fruttificazione e, considerando che il melograno fiorisce solo alle estremità dei rami, è bene avere una cura particolare per la pinzatura che, nel caso del melograno, potrebbe fare rinunciare alla presenza dei fiori che crescono in primavera (pinzando i germogli per aumentare la ramificazione fino alla fine di maggio) a favore dei frutti.
Parassiti, malattie ed altre avversità
Nella coltura professionale, i diversi organi della pianta possono ospitare numerose patologie e parassiti. Tra gli Insetti dannosi per il melograno ci sono la farfalla Virachola isocrates ed il Leptoglossus zonatus.
Altri parassiti che si sono riscontrati nelle coltivazioni in Italia sono: gli afidi (Aphis punicae e Aphis gossypii), il rodilegno giallo (Zeuzera pyrina), i lepidotteri (Cryptoblabes gnidiella e Cydia pomonella), la mosca mediterranea della frutta (Ceratitis capitata), le cocciniglie (Planococcus citri).
Tra le malattie troviamo i deperimenti e disseccamenti, le maculature della foglia e del frutto, i marciumi della corona del frutto, il cuore nero del frutto provocato dall’alternaria.
Curiosità
Il melograno è una pianta nota ed usata dall’uomo fin dai tempi più antichi. Il suo frutto è comunemente noto come melagrana (“mela con tanti semi”).
Il suo nome scientifico Punica granatum deriva dal latino punicus, nome attribuito da Plinio che lo riteneva originario dell’Africa Settentrionale. Le radici della pianta, ogni parte del frutto e i fiori erano impiegati nella farmacopea tradizionale.
Melograno o Melagrana?
I nomi per definire questa pianta sono tantissimi: Melagrana, melograno, mela granata, melo granato, pomo granato. Si tratta del frutto dell’abbondanza ed è normale che abbondi anche per quel che concerne i nomi.
Generalmente si usa chiamare la pianta melograno e il frutto melagrana.
Tossicità e/o uso erboristico
Il melograno è un frutto ricco di proprietà importanti per la salute: è diuretico, antiossidante, contrasta l’arteriosclerosi e le malattie cardiovascolari e vanta proprietà anti-tumorali. La sua raccolta inizia nel mese di ottobre e può durare per tutto il mese di novembre.
I suoi frutti vengono generalmente consumati freschi e vengono spesso impiegati per preparare bibite ghiacciate (“sherbet”, “sorbet”, “granatina”) oltre che per decorare macedonie. Nell’industria conserviera vengono usati per la produzione di succhi, marmellate, sciroppi e sciroppati.
L’epidermide del frutto del melograno è costituita per oltre il 30% da tannini dai quali si ricava un colorante giallo usato nell’artigianato degli arazzi nei Paesi Arabi. Dalle radici si ricavano invece coloranti usati nella cosmesi.
Ma il melograno è altresì impiegato come pianta medicinale: la sua corteccia contiene alcaloidi, i fiori ed i frutti tannini e mucillaggini.
Occorre fare attenzione in quanto la corteccia è un potente tenifugo, è velenosa. I fiori si usano in infuso per contrastare la dissenteria. Il tegumento dei semi è astringente e diuretico.
“Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche sono indicate a solo scopo informativo. Devono essere consigliate e prescritte dal medico.”
Linguaggio dei Fiori
Il melograno è simbolo di abbondanza, fertilità e fortuna. Viene spesso raffigurato nelle mani di dee o in quelle della madre di Cristo. Nella simbologia ebraica il melograno simboleggia l’onestà e la correttezza, il suo frutto conterrebbe 613 semi, esattamente come le 613 prescrizioni scritte nella Torah, (365 divieti e 248 obblighi) che indicano come tenere un comportamento saggio ed equo. (ora, mi raccomando, non mettetevi a contare i semi per verificarne il numero)
Libri sul Melograno
Ecco alcune letture sul Melograno
Coltivare il melograno. Dalla scelta delle varietà alla realizzazione di un frutteto da reddito di Ferdinando Cossio
Il melograno di A. Gentile G. Las Casas
L’albero del melograno di Laura Fabris
Mi piace concludere con un’altra bellissima citazione di Bruce Lee sul Melograno: “Le avversità sono come le prime o le ultime piogge: fredde, sgradevoli, ostili agli uomini e agli animali. Eppure, è proprio da questa stagione che nascono fiori e frutti, il dattero, la rosa e il melograno.”
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ottimo articolo,molto ben fatto,brava Rita, complimenti.