Il Gladiolus italicus, gladiolo dei campi per gli amici, è una bulbosa (in realtà sono dei cormi) diffusa nel bacino del Mediterraneo che nel nostro Paese cresce spontanea soprattutto al Centro e al Sud. Lo si può trovare nei campi coltivati, negli oliveti e nei terreni erbosi, si incontra anche nei pendii rocciosi, fino a 700 metri sul livello del mare.
Rispetto al passato, quando era addirittura considerata una pianta infestante, il Gladiolus italicus è sempre più sporadico sia per le tecniche di coltivazione intensive che per il crescente abbandono dei campi.
Arriva al misurare circa 50 cm di altezza, ha un portamento slanciato e presenta foglie verde glauco, strette e a punta con nervature in rilievo, che ricordano quelle dei gladioli coltivati.
In primavera produce grandi fiori di un intenso rosa con venature più scure portati a zig zag su uno stelo robusto. Ogni stelo porta anche 10 fiori. I petali hanno un rivestimento ceroso che trattiene le gocce di pioggia e di rugiada.
I frutti sono delle capsule contenenti semi.
Classificazione botanica
Il Gladiolus italicus è una specie del genere Gladiolus della famiglia delle delle Iridacee.
Fioritura
Il periodo di fioritura del Gladiolus italicus è aprile – maggio. In questo periodo questa pianta regala grandi fiori disposti in modo irregolare e rivolti in diverse direzioni.
Il colore va dal rosa pallido al rosa-viola fino al magenta con una macchia viola sui lobi inferiori. Ogni stelo porta dai 6 ai 15 fiori.
Consigli per la coltivazione del Gladiolus italicus
Questa pianta è perfetta per i giardini informali, magari abbinata ad altre bulbose. Le piante più alte vanno sostenute con dei tutori per evitare che il vento le rovini.
La pianta va in riposo vegetativo poco dopo la fioritura, perde le foglie e rimane in dormienza per tutto l’inverno. Riapparirà nella primavera successiva.
Coltivazione in vaso
Il Gladiolo dei campi può essere coltivato anche in vaso. Si deve avere cura di utilizzare terriccio molto ben drenato. Il rinvaso si effettua in primavera ogni quattro o cinque anni.
Coltivazione in piena terra
Il Gladiolus italicus può essere messo a dimora in piena terra. Si deve scegliere una posizione soleggiata. In fase di impianto è bene somministrare del letame per arricchire il terreno.
I cormi vanno piantati solitamente in autunno fino circa la metà della primavera, considerando una profondità che sia almeno il doppio della sua altezza e vanno distanziati tra di loro secondo la regola “uno sì, due no”.
In piena terra è bene lasciare i bulbi indisturbati per più anni
Temperatura
Si tratta di una pianta con una buona resistenza al freddo che, se allevata in zone con inverni non troppo rigidi, può passare l’inverno in piena terra protetta da una buona pacciamatura. In Italia può essere coltivato all’aperto anche in Pianura Padana.
Laddove le temperature scendano di molto sotto lo zero i cormi vanno tolti dal terreno, conservati in un posto protetti e piantati subito dopo le gelate.
Luce
Il Gladiolus italicus ama la piena luce che deve ricevere almeno per metà della giornata. La prevalenza di ombra compromette la fioritura e la vita della pianta stessa.
Terriccio
Il terreno ideale per il Gladiolo dei campi è profondo, mediamente fertile, sciolto e ben drenato.
Annaffiatura
Il terreno, durante il periodo vegetativo primaverile deve essere sempre fresco ma si deve avere cura di fare asciugare il terreno tra un’irrigazione e l’altra. In questo periodo è opportuno annaffiare a fondo in modo che l’acqua raggiunga i cormi.
Durante l’estate non è necessaria l’irrigazione. Anzi è importante rispettare la siccità estiva affinché i cormi possano riposare senza subire attacchi di muffe.
Moltiplicazione
Il Gladiolus italicus si propaga per divisione dei bulbilli. Questa operazione si può fare ogni tre anni.
Vanno selezionati i cormi di buone dimensioni e in buono stato. Vanno tenuti in luogo fresco e buio, dove potranno entrare in riposo vegetativo.
Un altro tipo di propagazione è quella per seme. La semina va fatta a febbraio in letto caldo nel mese di febbraio, così da poter vedere la pianta fiorire a maggio-giugno.
Concimazione
Al momento dell’impianto ed in primavera si può somministrare una nutrizione di fondo con del letame maturo. Dopo la fioritura, ogni tre settimane, si può inoltre un concime per piante verdi volto a favorire lo sviluppo dei cormi.
Potatura
Il Gladiolus italicus non necessita di potature, si devono solo rimuovere i fiori appassiti e le foglie secche.
Abbinamenti con altre piante
Il Gladiolus italicus può essere abbinato alla Fritillaria, oppure alle Digitalis caratterizzate da un portamento slanciato. Un bell’effetto cromatico si ottiene affiancando il Gladiolo dei campi con i verdi cespugli di Menta, con la Verbena, con la Saponaria.
Altri consigli per la cura
Nelle regioni con inverni molto rigidi i cormi del Gladiolus italicus vanno tolti dal terreno. Nelle altre zone è sufficiente fare una buona pacciamatura nel momento in cui la parte aerea dissecca.
Parassiti, malattie ed altre avversità
Il Gladiolus italicus è suscettibile agli attacchi di funghi e parassiti che si possono prevenire evitando di creare le condizioni ambientali favorevoli allo sviluppo degli organismi infestanti.
Curiosità
Il nome ‘Gladiolus’ deriva dal latino e significa ‘piccola spada’ in riferimento alla forma delle foglie.
L’epiteto specifico ‘italicus’ si riferisce alla zona di maggior distribuzione.
Neofrasto scriveva che il cormo, se pestato e miscelato alla farina, rendeva il pane più dolce. Il Gladiolus italicus si differenzia dagli altri gladioli europei per le antere più lunghe dei filamenti.
Tossicità
Come tutti i gladioli, anche il Gladiolus italicus è tossico sia per l’uomo sia per gli animali domestici
“Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche sono indicate a solo scopo informativo. Devono essere consigliate e prescritte dal medico.”
Linguaggio dei fiori
“Sono stato colpito da te” questo il messaggio del Gladiolus italicus, che prende spunto dalla forma delle foglie che ricordano delle spade. Il significato può essere positivo o negativo (colpito nel senso positivo o ferito).
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