Dragoncello (Artemisia dracunculus)

Dragoncello (Artemisia dracunculus)
Dragoncello (Artemisia dracunculus) – foto di Stan ShebsCC BY-SA 3.0

Noto anche con i nomi comuni “dragone”, “tarfone”, “tragone”, “serpentaria, il dragoncello è una pianta aromatica originaria dell’Asia centrale, della Russia Meridionale e della Siberia ed introdotta in Europa verso la fine del XV secolo.

Si presenta come un folto e rigoglioso cespuglio che misura un’altezza fino a 80 cm circa, le foglie sono lanceolate-lineari, di un bel colore verde chiaro brillante.

In estate sbocciano i piccoli fiori di colore verdognolo tendente al giallo e riuniti in infiorescenze a pannocchia. Dai fiori si forma poi il frutto, un achenio di colore marrone scuro

Viene coltivato soprattutto per uso alimentare: vanta un aroma indefinibile, fragrante, ma nel contempo delicato, pepato, tra l’anice e il sedano che, con la cottura, viene esaltato.

È imparentato con l’Artemisia vulgaris che si trova spontanea.

Classificazione botanica

Il dragoncello, nome scientifico Artemisia dracunculus, è una specie del genere Artemisia appartenente alla famiglia delle Asteracee, sottofamiglia Asteroideae, tribù Anthemideae.

Fa parte dello stesso genere dell’Assenzio e dell’Artemisia arborescens.

Alla tribù delle Anthemideae appartengono altri generi molto coltivati come ornamentali come Achillea, Crisantemo, Leucanthemum (le margherite comuni), Santolina, Tanacetum.

Principali specie

Si possono distinguere due varietà principali: il dragoncello russo, che è la più diffusa negli orti e che fiorisce da luglio ad ottobre, e il dragoncello francese, che può essere considerato decisamente superiore per qualità e sapore.
Quest’ultimo è di taglia più contenuta e più difficile da reperire.

Fioritura

Il Dragoncello fiorisce in estate nelle regioni calde, raramente in quelle fredde. I fiori sono piccoli di colore verdognolo tendente al giallo e sono riuniti in infiorescenze a pannocchia.

Consigli per la coltivazione del Drangoncello

Dragoncello (Artemisia dracunculus)
Dragoncello (Artemisia dracunculus) – foto di Oceancetaceen – Alice Chodura- CC BY-SA 3.0

Il Dragoncello può essere coltivato in vaso o in piena terra.
Per la coltivazione in un orto domestico è più indicato il Dragoncello russo, che è una varietà più rustica, molto adattabile e meno soggetta a malattie ed attacchi parassitari, seppur, in termini di qualità e intensità dell’aroma, è inferiore a quello francese. In giardino si può creare un angolo di aromatiche.

Coltivazione in vaso

L’Artemisia dracunculus può essere coltivata in un vaso profondo anche in consociazione con ortaggi o fiori. Nella scelta del vaso si deve optare per un contenitore che sia alto almeno 20 cm e largo 30-40. Al terriccio va aggiunto del compost, del concime organico pellettato e possibilmente anche un po’ di terriccio prelevato da un terreno di campagna, o comunque da un luogo pulito. Le irrigazioni devono essere più frequenti rispetto a quelle in piena terra.

Nel caso di esposizione molto soleggiata, meglio prevedere una struttura di ombreggiamento.

Coltivazione in piena terra

Prima di mettere a dimora il dragoncello, è necessario lavorare accuratamente il terreno. In primis va dissodato in profondità, poi va smossa la terra senza girarla, in modo da lasciare immutata la disposizione degli strati di terreno.

Occorre inoltre ammendare la superficie usando del buon compost o letame, entrambi maturi, e poi è necessario rompere le zolle rimaste con la zappa, che mescola bene l’ammendante alla terra, aggiungere delle manciate di concime organico pellettato e infine livellare con un rastrello da orto, a denti metallici.

Il periodo migliore per la semina del dragoncello varia a seconda del clima e della latitudine. Al sud e nelle zone più miti si può optare per la semina autunnale, senza timori di forti gelate invernali, mentre al nord è meglio seminare in primavera cosi da consentire alle piantine di sfruttare tutta la bella stagione per svilupparsi e superare poi il primo inverno con radici irrobustite.

Se lo spazio molto ristretto, si può seminare direttamente con la tecnica a spaglio, che consiste nello spargere un moderato quantitativo di semi dove serve per poi intervenire a diradare le piantine, dopo che sono spuntate, eliminando quelle cresciute troppo fitte e le erbe infestanti emergenti.

Se invece dei semi di Dragoncello russo si vogliono piantare talee o cespi della varietà francese, il momento migliore per la messa a dimora è tra aprile e maggio. Si deve in tal caso mantenere una distanza di circa 30 cm tra ogni pianta e 30 cm tra le file.

Coltivazione in terrazzo

Gli esemplari allevati in vaso possono essere tenuti in terrazzo cosi da avere sempre a disposizione questa pianta aromatica.

Temperatura

Il Drangoncello necessita di un clima temperato che sia esente da sbalzi bruschi di temperatura e di buona esposizione al sole.

Teme le gelate, e a seconda della zona in cui viene coltivata, in inverno la parte aerea deperisce per ricacciare nella stagione successiva.

Luce

Dragoncello (Artemisia dracunculus)
Dragoncello (Artemisia dracunculus) – foto di KolfornCC BY-SA 4.0

Questa aromatica richiede un’esposizione soleggiata e riparata dai venti.

Terriccio

L’Artemisia dracunculus si adatta senza grandi difficoltà a diversi tipi di terreno, purché sufficientemente drenante. I risultati migliori si hanno con i terreni profondi, di medio impasto e ricchi di sostanza organica.

Annaffiatura

Se la pianta è allevata in piena terra è necessario irrigare saltuariamente nei mesi vegetativi, all’incirca da aprile a ottobre. Gli esemplari allevati in vaso, occorre invece annaffiare regolarmente da marzo a ottobre.

Moltiplicazione

Il Dragoncello francese produce raramente semi fertili e quindi si può riprodurre solo per divisione dei cespi o per talea. Il trapianto si esegue in autunno nelle zone a inverno mite, in febbraio-marzo in zone fredde.

Concimazione

All’inizio della primavera il Drangoncello va concimato e in fase di lavorazione del terreno è bene somministrare del concime organico pellettato.

Potatura

Se non si vogliono produrre i semi vanno eliminati con regolarità i fiori appassiti. alla fine della fioritura è bene ripulire dalle parti secche, lasciando le foglie basali.

Abbinamenti con altre piante

Il Drangoncello può essere abbinato all’Achillea, all’Aster, all’Echinacea, all’Echinops, alle Graminacee.

Altri consigli per la cura

Tra le cure colturali, è di fondamentale importanza il diradamento, che va eseguito prima che le piantine raggiungano i 5 cm d’altezza, lasciando una distanza di circa 30 cm tra ogni pianta. Nelle prime fasi di crescita sono importanti le irrigazioni e la scerbatura.

Per evitare la crescita delle erbe spontanee e per ossigenare bene il terreno potrebbero rivelarsi utili delle zappettature tra i singoli cespugli.

Durante tutta la stagione di crescita si possono raccogliere sia le foglie fresche del dragoncello che le sommità fiorite che sono molto aromatiche.

Per la conservazione si possono tagliare le piante intere prima della fioritura per poi essiccarle in un luogo fresco ed asciutto. Le foglie essiccate o congelate di dragoncello perdono parte del caratteristico sapore di questa aromatica.

Parassiti, malattie ed altre avversità

Dragoncello (Artemisia dracunculus)
Dragoncello (Artemisia dracunculus) – foto di Oceancetaceen – Alice Chodura- CC BY-SA 3.0

Il Dragoncello russo è piuttosto rustico ed è raro che venga colpito da patogeni e parassiti.

Tra le possibili malattie crittogamiche troviamo tuttavia la ruggine (Puccinia dracunculina), che attacca soprattutto le foglie basali della pianta. Generalmente colpisce le piante coltivate in microclimi umidi. Questa patologia si manifesta con macchie rotondeggianti brune, che possono portare anche al completo disseccamento delle foglie. Per contrastare l’infezione occorre eliminare le parti di pianta colpite per evitare l’ulteriore diffondersi del patogeno. La prevenzione resta comunque la cosa migliore.

Curiosità

Le foglie fresche del dragoncello vantano un sapore pungente che si può paragonare a un esaltatore di sapore, si usano quindi nelle diete iposodiche.

Il nome “Artemisia”, è un tributo a Diana Artemide, alla quale si riconosce la proprietà di ristabilire il flusso mestruale; Il termine Dracunculus, invece, significa “piccolo drago” ed è dovuto al fatto che il cespuglio ricorda questo animale.

Secondo altri autori il nome deriva da Artemisia, sorella e moglie di Mausolo, re di Alicarnasso e della Caria nel 300 a.C., esperta di botanica e medicina.

È anche chiamato “piccolo drago” per via delle sue radici che ricordano un groviglio di serpenti.

Il nome “erba dragona” deriva dal fatto che si pensasse che questa pianta guarisse dal morso degli animali.

Dragoncello (Artemisia dracunculus)
Dragoncello (Artemisia dracunculus) – foto di Stan ShebsCC BY-SA 3.0

Tossicità e/o uso erboristico

Il Dragoncello è coltivato nell’Europa occidentale per uso alimentare. Sia le foglie che i fiori vanno raccolti nei mesi più caldi.

L’olio essenziale si ottiene per distillazione della pianta intera ed ha una resa dell’1-2%. Viene sfruttato per uso alimentare per preparare vini tonici, aperitivi ed aceti aromatici è ha proprietà spasmolitiche, neuromuscolari antivirali, antinfiammatorie e batteriostatiche.

È largamente usata nella cucina toscana e in quella francese per insaporire pesce, uova ed altre pietanze.

Si tratta di uno degli ingredienti principali della salsa bernese che si usa per insaporire la carne alla griglia.

Il Dragoncello possiede proprietà antisettiche e digestive. Le foglie contengono sali minerali e le vitamine A e C. Masticarle riduce la sensibilità delle papille gustative, e quindi agevola l’assunzione di medicine amare. Generalmente le foglie si impiegano tramite un infuso.

Le radici danno sollievo al mal di gola e l’infuso di foglie stimola l’appetito


Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche sono indicate a solo scopo informativo. Devono essere consigliate e prescritte dal medico.”

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